Approccio e strumenti per il trattamento delle acque meteoriche: l’importanza della gestione delle acque di prima pioggia
Il “Testo unico sulle acque” è la normativa che regolamenta il trattamento delle acque, contenuto nel Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.152 intitolato “Norme in materia ambientale”.
L’articolo 113 del Decreto concede alla Regioni la competenza in merito alla regolamentazione dei controlli degli scarichi e della eventuale depurazione delle “Acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne”.
L’articolo 113 cita testualmente: “Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le Regioni […] disciplinano le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento […] ed i casi in cui […] le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento […] siano sottoposte a particolari prescrizioni […].
Le Regioni disciplinano altresì i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne siano convogliate e opportunamente trattate in impianti di depurazione […] nelle quali, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento dalle superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. […]”.
Ma cosa sono le acque meteoriche?
Parlando di acque meteoriche ci si riferisce principalmente alla pioggia, ma la porzione di acqua piovana che risulta interessata dai trattamenti di depurazione è quella che precipita per i primi 5mm, cioè le acque di prima pioggia. Quest’acqua, cadendo su parcheggi, piazzali di attività commerciali, stazioni di rifornimento, centri logistici ed aree esterne alle industrie, dilava con sé impurità ed elementi che sono depositati sull’asfalto e che sono potenzialmente inquinanti. La maggior parte di questi elementi è legata al tipo di attività commerciale svolta, come olii, idrocarburi, sabbie, etc.
Come vengono trattate le acque meteoriche?
Il trattamento delle acque reflue è effettuato mediante sistemi specifici, come l’impianto di prima pioggia in accumulo per scarico in pubblica fognatura EPRAIN ACC di Elbi.
Entrando in questo sistema, le acque meteoriche contenenti elementi inquinanti, solidi sospesi e sedimentatili, subiscono una prima fase di sedimentazione e suddivisione.
I primi 5 mm di pioggia caduta, uniformemente distribuiti sull’intera superficie scolante, entrano nell’accumulo che verrà chiuso, una volta riempito, con una valvola di non ritorno.
Le acque successive, chiamate seconde piogge, poiché non più inquinate, vengono invece scolmate dal pozzetto selezionatore e inviate direttamente al recettore finale, cioè la pubblica fognatura.
Nell’accumulo vengono quindi fatte stazionare le acque di prima pioggia per un tempo t, ipoteticamente di 48 ore, dopo il quale sono rilanciate all’interno di un deoleatore grazie all’azione di un’elettropompa.
Qui, gli oli e gli idrocarburi saranno eliminati per galleggiamento e le sabbie ancora presenti sedimenteranno sul fondo, mentre l’acqua trattata sarà scaricata in fognatura sfruttando un’elettropompa azionata da un quadro elettrico già presente nel sistema, a sua volta dotato di appositi sensori pioggia installati a monte dell’impianto.
Naturalmente, ciascun contesto richiede impianti con caratteristiche parzialmente diverse: nei piazzali di dimensioni più grandi o in luoghi in cui vi è una maggiore presenza di sabbia, per minimizzare la frequenza delle operazioni di spurgo, è consigliabile installare un dissabbiatore opportunamente dimensionato a monte dell’impianto di prima pioggia.
Il trattamento delle acque di prima pioggia è regolato in modo molto preciso dalla normativa italiana, che impone dei criteri molto rigorosi nelle modalità attraverso cui le operazioni devono essere eseguite per prevenire l’inquinamento del suolo e delle acque. Un approccio fondamentale e condiviso da tutti gli attori chiamati in causa, ben coscienti del grande valore dell’acqua in quanto risorsa insostituibile.