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Adeguamento sismico: necessari 93 milioni di euro per la messa in sicurezza di 12 milioni di immobili in Italia
Secondo uno studio del CNI, in Italia sono necessari circa 93 milioni di euro per interventi di adeguamento sismico su 12 milioni di immobili.

Il Consiglio Nazionale Ingegneri ha pubblicato uno studio sulla situazione del rischio sismico in Italia, dal quale emerge che sono necessari circa 93 milioni di euro per l’adeguamento sismico di 12 milioni di immobili
Ogni anno in Italia si verificano circa un centinaio di terremoti che vengono percepiti dalla popolazione, anche se la maggior parte delle volte sono eventi che non comportano danni a cose o persone.
Dallo studio del CNI emerge, però, che in Italia ci sono più di 21,5 milioni di persone che abitano nelle aree 1 e 2 a rischio sismico abbastanza o molto elevato: di questi, quasi 3 milioni abitano nella zona di massima esposizione.
Altri 19 milioni di persone vivono comunque nell’area 3, area più tranquilla ma comunque non sicura: basti pensare che la zona dell’Emilia in cui si è verificato il terremoto nel 2012 rientra in quest’area.
I costi per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo dai terremoti dipendono dal livello di copertura del rischio che si ritiene accettabile. Sulla base di questi dati il CNI ha ipotizzato un piano di interventi per il recupero degli immobili a rischio, in funzione della distribuzione per età degli edifici e delle loro condizioni strutturali.
Dall’analisi emerge che la quota degli immobili che necessitano di interventi è pari a 12 milioni di immobili, il 40% del totale, con una quota che diminuisce al calare dell’età dei fabbricati. Tutti gli immobili costruiti dopo il 2008 non necessitano di alcun tipo di intervento. L’intervento per la messa in sicurezza di tutto il patrimonio abitativo italiano raggiunge i 93 miliardi di euro.
Da un’analisi più approfondita risulta che nel nostro Paese circa 15 milioni di abitazioni sono state costruite prima del 1974 e quindi in totale assenza di norma antisismiche. Inoltre, in alcune regioni come Molise, Piemonte e Liguria, la situazione è particolarmente difficile in quanto circa un quarto della abitazioni ha più di 100 anni.
Lo studio del CNI conclude affermando che, come già si poteva immaginare, sono le abitazioni meno recenti che necessitano del maggior numero di interventi di adeguamento sismico: sono soltanto l 5%, infatti, le abitazioni costruite dopo il 2001 mente sono circa 3 milioni gli immobili costruiti prima del 1919 che necessitano di importanti interventi di messa in sicurezza.
Ogni anno in Italia si verificano circa un centinaio di terremoti che vengono percepiti dalla popolazione, anche se la maggior parte delle volte sono eventi che non comportano danni a cose o persone.
Dallo studio del CNI emerge, però, che in Italia ci sono più di 21,5 milioni di persone che abitano nelle aree 1 e 2 a rischio sismico abbastanza o molto elevato: di questi, quasi 3 milioni abitano nella zona di massima esposizione.
Altri 19 milioni di persone vivono comunque nell’area 3, area più tranquilla ma comunque non sicura: basti pensare che la zona dell’Emilia in cui si è verificato il terremoto nel 2012 rientra in quest’area.
I costi per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo dai terremoti dipendono dal livello di copertura del rischio che si ritiene accettabile. Sulla base di questi dati il CNI ha ipotizzato un piano di interventi per il recupero degli immobili a rischio, in funzione della distribuzione per età degli edifici e delle loro condizioni strutturali.
Dall’analisi emerge che la quota degli immobili che necessitano di interventi è pari a 12 milioni di immobili, il 40% del totale, con una quota che diminuisce al calare dell’età dei fabbricati. Tutti gli immobili costruiti dopo il 2008 non necessitano di alcun tipo di intervento. L’intervento per la messa in sicurezza di tutto il patrimonio abitativo italiano raggiunge i 93 miliardi di euro.
Da un’analisi più approfondita risulta che nel nostro Paese circa 15 milioni di abitazioni sono state costruite prima del 1974 e quindi in totale assenza di norma antisismiche. Inoltre, in alcune regioni come Molise, Piemonte e Liguria, la situazione è particolarmente difficile in quanto circa un quarto della abitazioni ha più di 100 anni.
Lo studio del CNI conclude affermando che, come già si poteva immaginare, sono le abitazioni meno recenti che necessitano del maggior numero di interventi di adeguamento sismico: sono soltanto l 5%, infatti, le abitazioni costruite dopo il 2001 mente sono circa 3 milioni gli immobili costruiti prima del 1919 che necessitano di importanti interventi di messa in sicurezza.