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Acque reflue urbane: arriva il commento del Ministero dopo la Maxi Multa
Sono stati programmati 124 interventi, e 7 termineranno entro il 2018, commenta così il Ministero dell’Ambiente si giustifica dopo la maxi Multa sulle acque reflue urbane
In seguito alla maxi multa che la Corte di Giustizia dell’UE ha imposto nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alle norme europee sul trattamento delle acque reflue urbane è arrivata una nota del Ministero dell’Ambiente che ridimensiona il provvedimento.
In seguito alla condanna pervenuta all’Italia dalla Corte UE che prevede il pagamento di una sanzione forfettaria di 25 milioni di €, più altri 30 milioni per ogni semestre di ritardo con il quale verranno attuati i provvedimenti di adeguamento alle disposizioni europei per il trattamento delle acque reflue urbane, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato una breve nota con la quale sottolinea i progressi fatti in quest’ambito negli ultimi anni.
Si legge infatti nella nota che le multe comminate recentemente sono “più che dimezzate rispetto all'orientamento di 6 anni fa" e questo può essere ritenuto un segnale inequivocabile del fatto che “da parte del Governo Italiano si è lavorato (e si continua a lavorare) per superare le inadempienze di fronte all'Europa e, soprattutto, per migliorare significativamente i servizi di depurazione delle acque ove sono insufficienti o inefficienti".
Coerentemente con questa affermazione il Ministero sottolinea inoltre come sin dal 2014 “il ministro Gian Luca Galletti ha avviato una serie di azioni per affrontare le criticità evidenziate dalla Ue".
Tra i provvedimenti e le azioni principali avviate in questo senso vi è quella di “coordinamento e impulso alle Regioni e agli enti locali che hanno la titolarità del servizio idrico e che come noto nella gran parte del Mezzogiorno non hanno attivato servizio idrico integrato con l'affidamento al Gestore Unico".
I risultati di questi provvedimenti, seppur a malapena sufficienti, sono arrivati: gli agglomerati urbani non dotati di impianti fognari o dotati di impianti non a norma sono infatti scesi a 74, e di altri 7 è previsto il collaudo entro il termine del 2018.
La situazione tuttavia rimane grave e la nota del Ministero spiega così le difficoltà di adeguamento alla normativa sovranazionale: “nonostante le risorse finanziarie del Governo coprano tutto, perché la governance del Sistema idrico integrato non è a norma di legge, in vaste aree non c'è il Gestore Unico e non ci sono spesso neanche gli enti d'Ambito: con conseguente parcellizzazione e miriade di gestioni in economia da parte dei singoli comuni o consorzi di comuni.”
In questi anni il Ministero non è stato fermo e disinteressato alla questione, ma le difficoltà incontrate nella gestione degli interventi sono numerose ”prova ne è che dei 124 interventi programmati (nei 74 agglomerati) per un importo complessivo interamente finanziato di 1 miliardo e 800 milioni, 83 sono gestiti dal commissario unico ma 41 restano in capo a comuni, consorzi, regioni e altri enti. In particolare, a livello regionale, 89 interventi in 48 agglomerati riguardano la Sicilia, 16 in 13 agglomerati la Calabria e 9 in 6 agglomerati la Campania”.
Sembra pertanto che i progressi in fatto di gestione delle acque reflue urbane siano stati pochi ma ci siano stati, e che la sanzione europea abbia provocato più scalpore del dovuto, soprattutto in virtù del fatto che l’ammontare è decisamente sceso rispetto al passato, e che negli ultimi anni sono stati programmati oltre 120 interventi per i 74 agglomerati.
In seguito alla condanna pervenuta all’Italia dalla Corte UE che prevede il pagamento di una sanzione forfettaria di 25 milioni di €, più altri 30 milioni per ogni semestre di ritardo con il quale verranno attuati i provvedimenti di adeguamento alle disposizioni europei per il trattamento delle acque reflue urbane, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato una breve nota con la quale sottolinea i progressi fatti in quest’ambito negli ultimi anni.
Si legge infatti nella nota che le multe comminate recentemente sono “più che dimezzate rispetto all'orientamento di 6 anni fa" e questo può essere ritenuto un segnale inequivocabile del fatto che “da parte del Governo Italiano si è lavorato (e si continua a lavorare) per superare le inadempienze di fronte all'Europa e, soprattutto, per migliorare significativamente i servizi di depurazione delle acque ove sono insufficienti o inefficienti".
Coerentemente con questa affermazione il Ministero sottolinea inoltre come sin dal 2014 “il ministro Gian Luca Galletti ha avviato una serie di azioni per affrontare le criticità evidenziate dalla Ue".
Tra i provvedimenti e le azioni principali avviate in questo senso vi è quella di “coordinamento e impulso alle Regioni e agli enti locali che hanno la titolarità del servizio idrico e che come noto nella gran parte del Mezzogiorno non hanno attivato servizio idrico integrato con l'affidamento al Gestore Unico".
I risultati di questi provvedimenti, seppur a malapena sufficienti, sono arrivati: gli agglomerati urbani non dotati di impianti fognari o dotati di impianti non a norma sono infatti scesi a 74, e di altri 7 è previsto il collaudo entro il termine del 2018.
La situazione tuttavia rimane grave e la nota del Ministero spiega così le difficoltà di adeguamento alla normativa sovranazionale: “nonostante le risorse finanziarie del Governo coprano tutto, perché la governance del Sistema idrico integrato non è a norma di legge, in vaste aree non c'è il Gestore Unico e non ci sono spesso neanche gli enti d'Ambito: con conseguente parcellizzazione e miriade di gestioni in economia da parte dei singoli comuni o consorzi di comuni.”
In questi anni il Ministero non è stato fermo e disinteressato alla questione, ma le difficoltà incontrate nella gestione degli interventi sono numerose ”prova ne è che dei 124 interventi programmati (nei 74 agglomerati) per un importo complessivo interamente finanziato di 1 miliardo e 800 milioni, 83 sono gestiti dal commissario unico ma 41 restano in capo a comuni, consorzi, regioni e altri enti. In particolare, a livello regionale, 89 interventi in 48 agglomerati riguardano la Sicilia, 16 in 13 agglomerati la Calabria e 9 in 6 agglomerati la Campania”.
Sembra pertanto che i progressi in fatto di gestione delle acque reflue urbane siano stati pochi ma ci siano stati, e che la sanzione europea abbia provocato più scalpore del dovuto, soprattutto in virtù del fatto che l’ammontare è decisamente sceso rispetto al passato, e che negli ultimi anni sono stati programmati oltre 120 interventi per i 74 agglomerati.
