Focus Efficienza Energetica
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Estrarre CO2 e produrre idrocarburi green: uno studio per un futuro davvero green
Diminuire le emissioni e generare “petrolio” green: la ricerca pensa ad estrarre CO2 e acqua dall’aria per trasformarli in idrocarburi rinnovabili

Un sistema di climatizzazione residenziale a energie rinnovabili che, oltre a riscaldare e condizionare, consente di estrarre CO2 e acqua dall’aria, utilizzandoli poi per produrre idrocarburi rinnovabili da poter sfruttare come combustibile alternativo alle fonti fossili.
Sicuramente uno scenario desiderabile quello proposto dall’articolo Crowd oil not crude oil, pubblicato a fine aprile dal magazine online nature communication, fondato sui risultati di una ricerca svolta dal Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e la University of Toronto. Se si riuscisse a realizzare un sistema tecnologico capace di ottenere questi risultati (con dimensioni idonee all’ambito residenziale) sarebbe possibile creare dei “pozzi” di combustibile green che aiutino concretamente a minare la predominanza del petrolio e delle altre fonti fossili, liberando inoltre il sistema dalla dipendenza dalla rete .
Non da meno si tratterebbe di combustibili che possono essere conservati e commercializzati, consentendo inoltre ai produttori, anche titolari di piccoli impianti residenziali, di vendere il proprio eccesso produttivo alla rete.
Un sistema di questo tipo provocherebbe effetti positivi lungo due fronti: riducendo il quantitativo di emissioni rilasciate in atmosfera e massimizzando la produzione di combustibili rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica.
Il Professor Roland Dittmeyer dell’Institute for Micro Process Engineering del KIT, che è stato a capo del gruppo di ricercar che ha studiato la possibile applicazione di questo modello sostenibile, ha spiegato: “Vogliamo usare da un lato la sinergia tra le tecnologie di ventilazione e condizionamento dell’aria e dall’altro quella tra i moderni sistemi di riscaldamento e produzione energetica per ridurre i costi e le perdite energetiche. Il progetto di “crowd oil” (pertolio della gente n.d.t.) potrebbe inoltre mobilitare molti attori interessati nella transizione energetica, così come è successo per il fotovoltaico privato.”
La conversione di anidride carbonica e acqua in idrocarburi richiede tuttavia grandi quantitativi di energia e, per poter rispettare lo scopo ultimo del progetto sul crowd oil, è necessario che essa sia ricavata da fonti sostenibili e non sia a sua volta una causa si emissioni di CO2. Per questo motivo, ha spiegato il Professor Dittmeyer “è fondamentale avvenga un’espansione accelerata di produzione energetica da fonti rinnovabili, utilizzando ad esempio impianti fotovoltaici integrati negli edifici.”
Nel corpo della ricerca pubblicata su Nature Communication il gruppo di studiosi ha presentato i risultati preliminari della possibile applicazione di questo progetto, spiegando che la CO2 raccolta nei sistemi di ventilazione di circa 25.000 supermercati dei più grandi distributori tedeschi sarebbe sufficiente per coprire il 30% della domanda di cherosene della Germania e circa un ottavo della domanda tedesca di diesel.
Oggi per dimostrare la fattibilità del sistema e la bontà dei risultati ottenibili il team di ricerca e i partner di progetto stanno costruendo al KIT un prototipo completo che dovrebbe consentire di convertire circa 1,25 kg di CO2 ogni ora.
Il progetto di Crowd oil tuttavia, lo hanno ammesso gli ingegneri impegnati nella ricerca, non potrebbe arrivare a coprire l’intera domanda di prodotti derivati dal petrolio greggio. Per questo motivo rimane necessario ridurre la domanda di combustibili liquidi agendo soprattutto sul versante della mobilità, pensando a concetti di trasporto nuovi e sostenibili, a partire dalla mobilità pubblica.
Considerando le attuali tecnologie di estrazione di CO2 dall’aria e di sintesi delle fonti energetiche, il progetto di Crowd oil, pur essendo effettivamente applicabile, necessita di un ulteriori approfondimenti in ambito di ricerca e sviluppo oltre che sforzi per la creazione di quadri legali e sociali che permettano di passare dalla teoria alla pratica.
Sicuramente uno scenario desiderabile quello proposto dall’articolo Crowd oil not crude oil, pubblicato a fine aprile dal magazine online nature communication, fondato sui risultati di una ricerca svolta dal Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e la University of Toronto. Se si riuscisse a realizzare un sistema tecnologico capace di ottenere questi risultati (con dimensioni idonee all’ambito residenziale) sarebbe possibile creare dei “pozzi” di combustibile green che aiutino concretamente a minare la predominanza del petrolio e delle altre fonti fossili, liberando inoltre il sistema dalla dipendenza dalla rete .
Non da meno si tratterebbe di combustibili che possono essere conservati e commercializzati, consentendo inoltre ai produttori, anche titolari di piccoli impianti residenziali, di vendere il proprio eccesso produttivo alla rete.
Un sistema di questo tipo provocherebbe effetti positivi lungo due fronti: riducendo il quantitativo di emissioni rilasciate in atmosfera e massimizzando la produzione di combustibili rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica.
Il Professor Roland Dittmeyer dell’Institute for Micro Process Engineering del KIT, che è stato a capo del gruppo di ricercar che ha studiato la possibile applicazione di questo modello sostenibile, ha spiegato: “Vogliamo usare da un lato la sinergia tra le tecnologie di ventilazione e condizionamento dell’aria e dall’altro quella tra i moderni sistemi di riscaldamento e produzione energetica per ridurre i costi e le perdite energetiche. Il progetto di “crowd oil” (pertolio della gente n.d.t.) potrebbe inoltre mobilitare molti attori interessati nella transizione energetica, così come è successo per il fotovoltaico privato.”
La conversione di anidride carbonica e acqua in idrocarburi richiede tuttavia grandi quantitativi di energia e, per poter rispettare lo scopo ultimo del progetto sul crowd oil, è necessario che essa sia ricavata da fonti sostenibili e non sia a sua volta una causa si emissioni di CO2. Per questo motivo, ha spiegato il Professor Dittmeyer “è fondamentale avvenga un’espansione accelerata di produzione energetica da fonti rinnovabili, utilizzando ad esempio impianti fotovoltaici integrati negli edifici.”
Nel corpo della ricerca pubblicata su Nature Communication il gruppo di studiosi ha presentato i risultati preliminari della possibile applicazione di questo progetto, spiegando che la CO2 raccolta nei sistemi di ventilazione di circa 25.000 supermercati dei più grandi distributori tedeschi sarebbe sufficiente per coprire il 30% della domanda di cherosene della Germania e circa un ottavo della domanda tedesca di diesel.
Oggi per dimostrare la fattibilità del sistema e la bontà dei risultati ottenibili il team di ricerca e i partner di progetto stanno costruendo al KIT un prototipo completo che dovrebbe consentire di convertire circa 1,25 kg di CO2 ogni ora.
Il progetto di Crowd oil tuttavia, lo hanno ammesso gli ingegneri impegnati nella ricerca, non potrebbe arrivare a coprire l’intera domanda di prodotti derivati dal petrolio greggio. Per questo motivo rimane necessario ridurre la domanda di combustibili liquidi agendo soprattutto sul versante della mobilità, pensando a concetti di trasporto nuovi e sostenibili, a partire dalla mobilità pubblica.
Considerando le attuali tecnologie di estrazione di CO2 dall’aria e di sintesi delle fonti energetiche, il progetto di Crowd oil, pur essendo effettivamente applicabile, necessita di un ulteriori approfondimenti in ambito di ricerca e sviluppo oltre che sforzi per la creazione di quadri legali e sociali che permettano di passare dalla teoria alla pratica.