Focus Innovazioni
Ascolta il focus
Uno storage energetico innovativo: utilizza dei blocchi di cemento e la forza di gravità
Una startup ha realizzato in Svizzera un progetto che permette di ottenere realizzare uno storage energetico impilando dei cilindri di calcestruzzo l’uno sull’altro

Un nuovo progetto di storage energetico sfrutta una gru, dei cilindri di calcestruzzo e la forza di gravità; secondo gli esperti un progetto in scala reale potrebbe conservare l’energia sufficiente per duemila abitazioni.
Sfruttare la forza di gravità per conservare e produrre energia elettrica da fonte rinnovabile è una cosa già sperimentata e diffusa, basti pensare all’idroelettrico che sfrutta l’energia rinnovabile in eccesso per trasferire l’acqua da un bacino a valle fino ad un bacino ad un’altitudine maggiore, per poi poter generare energia in un secondo momento, al bisogno, facendola scorrere di nuovo verso valle.
Questa tipologia di impianti non è adattabile a tutte le tipologie di territori e l’acqua è un bene davvero prezioso, per questo alcuni ricercatori svizzeri hanno elaborato un sistema tecnologico innovativo che sfrutta la forza di gravità per conservare l’energia da rinnovabili e riutilizzarla al bisogno, ma che non fa utilizzo di acqua.
Lo sappiamo bene, per utilizzare le fonti rinnovabili, che sono strettamente legate alle forze naturali e alle condizioni atmosferiche, è necessario riuscire a conservare l’eccesso di produzione per poterne usufruire al momento del bisogno: sia esso di notte, durante una giornata di pioggia o in un pomeriggio senza vento.
Per ovviare a questa esigenza si sono studiati vari strumenti per lo storage: dalle batterie al litio, a quelle ad acqua, ad aria liquida, fino alla più recente e particolare proposta di una startup svizzera, una tecnologia che sfrutta una gru, un algoritmo e dei pesanti blocchi di cemento.
Proprio così, Energy Vault, l’innovativa azienda elvetica, ha realizzato a Biasca un impianto di stoccaggio energetico che ha una dimensione di test dieci volte inferiore a quella prevista per un progetto in scala reale.
Si tratta di un progetto che è stato sviluppato nell’arco di 9 mesi con un investimento complessivo di circa 2 milioni di dollari, molto poco se raffrontato con altri progetti realizzati nel settore dell’energia. Quella di Energy Vault infatti è un’innovazione a basso costo e a bassa richiesta tecnologica che potrebbe contribuire a risolvere il problema della richiesta di stoccaggio energetico che si fa sempre più impellente a livello globale.
Il meccanismo di questo impianto è semplice: la gru, guidata da un software preciso, utilizza l’energia prodotta in eccesso dalle fonti rinnovabili per sollevare dei grandi blocchi di calcestruzzo del peso di 500 kg ed impilarli l’uno sull’altro con uno schema predeterminato. Nel momento in cui vi è poi necessità di usufruire dell’energia conservata la gru riuscirà a ri-generarla in forma di energia cinetica semplicemente calando i blocchi di cemento al suolo sfruttando la forza di gravità.
Questo progetto pilota, come si diceva, utilizza una gru di 20 metri ma i tecnici che lavorano al progetto prevedono che per un utilizzo commerciale sarebbero necessari impianti con gru alte 120 metri a sei bracci che possano sollevare blocchi cilindrici di cemento di 35 tonnellate. Secondo le stime un impianto di questo tipo in full-scale potrebbe arrivare a stoccare fino a 20 MWh, energia sufficiente a coprire per un giorno i consumi di circa 2.000 abitazioni svizzere.
Un impianto di questo tipo potrebbe essere una soluzione più economica e duratura rispetto alle più comuni batterie al litio, l’unico vero limite evidenziato finora in merito alla fattibilità e alla possibile diffusione di questa innovazione risiede nella sua grande necessità di spazio: per un impianto in scala reale si prevede sarebbe necessario uno spiazzo di circa 100 metri di diametro, moltissimo se si pensa alle dimensioni richieste da una semplice batteria al litio per offrire lo stesso livello di storage energetico.
Sfruttare la forza di gravità per conservare e produrre energia elettrica da fonte rinnovabile è una cosa già sperimentata e diffusa, basti pensare all’idroelettrico che sfrutta l’energia rinnovabile in eccesso per trasferire l’acqua da un bacino a valle fino ad un bacino ad un’altitudine maggiore, per poi poter generare energia in un secondo momento, al bisogno, facendola scorrere di nuovo verso valle.
Questa tipologia di impianti non è adattabile a tutte le tipologie di territori e l’acqua è un bene davvero prezioso, per questo alcuni ricercatori svizzeri hanno elaborato un sistema tecnologico innovativo che sfrutta la forza di gravità per conservare l’energia da rinnovabili e riutilizzarla al bisogno, ma che non fa utilizzo di acqua.
Lo sappiamo bene, per utilizzare le fonti rinnovabili, che sono strettamente legate alle forze naturali e alle condizioni atmosferiche, è necessario riuscire a conservare l’eccesso di produzione per poterne usufruire al momento del bisogno: sia esso di notte, durante una giornata di pioggia o in un pomeriggio senza vento.
Per ovviare a questa esigenza si sono studiati vari strumenti per lo storage: dalle batterie al litio, a quelle ad acqua, ad aria liquida, fino alla più recente e particolare proposta di una startup svizzera, una tecnologia che sfrutta una gru, un algoritmo e dei pesanti blocchi di cemento.
Proprio così, Energy Vault, l’innovativa azienda elvetica, ha realizzato a Biasca un impianto di stoccaggio energetico che ha una dimensione di test dieci volte inferiore a quella prevista per un progetto in scala reale.
Si tratta di un progetto che è stato sviluppato nell’arco di 9 mesi con un investimento complessivo di circa 2 milioni di dollari, molto poco se raffrontato con altri progetti realizzati nel settore dell’energia. Quella di Energy Vault infatti è un’innovazione a basso costo e a bassa richiesta tecnologica che potrebbe contribuire a risolvere il problema della richiesta di stoccaggio energetico che si fa sempre più impellente a livello globale.
Il meccanismo di questo impianto è semplice: la gru, guidata da un software preciso, utilizza l’energia prodotta in eccesso dalle fonti rinnovabili per sollevare dei grandi blocchi di calcestruzzo del peso di 500 kg ed impilarli l’uno sull’altro con uno schema predeterminato. Nel momento in cui vi è poi necessità di usufruire dell’energia conservata la gru riuscirà a ri-generarla in forma di energia cinetica semplicemente calando i blocchi di cemento al suolo sfruttando la forza di gravità.
Questo progetto pilota, come si diceva, utilizza una gru di 20 metri ma i tecnici che lavorano al progetto prevedono che per un utilizzo commerciale sarebbero necessari impianti con gru alte 120 metri a sei bracci che possano sollevare blocchi cilindrici di cemento di 35 tonnellate. Secondo le stime un impianto di questo tipo in full-scale potrebbe arrivare a stoccare fino a 20 MWh, energia sufficiente a coprire per un giorno i consumi di circa 2.000 abitazioni svizzere.
Un impianto di questo tipo potrebbe essere una soluzione più economica e duratura rispetto alle più comuni batterie al litio, l’unico vero limite evidenziato finora in merito alla fattibilità e alla possibile diffusione di questa innovazione risiede nella sua grande necessità di spazio: per un impianto in scala reale si prevede sarebbe necessario uno spiazzo di circa 100 metri di diametro, moltissimo se si pensa alle dimensioni richieste da una semplice batteria al litio per offrire lo stesso livello di storage energetico.