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05.11.2014
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Stati Generali Green Economy: l’economia verde varrà 2.200 miliardi di euro nel 2020

L’Italia potrà tornare ad essere competitiva e uscire dalla crisi solo se riuscirà a compiere una svolta verde e abbandonare i modelli industriali del ‘900, parola del Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
Si sono appena conclusi a Rimini, in occasione della fiera Key Energy, gli Stati Generali della Green Economy, che come ogni anno dettano l’agenda italiana per lo sviluppo dell’economia verde nel nostro paese. Promosso dal Ministero dell’Ambiente e dal Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 67 organizzazioni di imprese Green, il summit di quest’anno aveva come titolo “Lo Sviluppo delle Imprese della Green Economy per uscire dalla crisi italiana”.

Ed è proprio su questo sviluppo che il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti non ha dubbi: “L’ambiente oggi non è più un limite per l’economia, ma è una leva: non può esserci sviluppo in Italia senza la Green Economy".

“Dobbiamo uscire da questa crisi - prosegue il Ministro Galletti - e dobbiamo farlo grazie ad una profonda trasformazione dal punto di vista industriale, un cambiamento in senso Green, perché il modello del 900 è definitivamente tramontato e se non capiamo questo avremo davvero poche speranze”.

L’industria Green continua infatti a crescere, nonostante la crisi mondiale, il giro d’affari globale nel 2005, secondo l’Unido, era di 990 miliardi di euro in sei settori green (efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse idriche, mobilità sostenibile, energia, uso efficiente dei materiali, gestione dei rifiuti e riciclo), nel 2020 è stato stimato che sarà più che raddoppiato, arrivando a circa 2.200 miliardi di euro.

Le condizioni per crescere, quindi, ci sono tutte, ma c’è una sfida da affrontare, che si pone nei termini di una relazione - non sempre facile - tra le aziende Core-Green, ovvero quelle che sono sempre state verdi, come ad esempio quelle legate all’agricoltura biologica o al riciclo delle materie, e le aziende Go-Green, ovvero quelle che stanno diventando Green o che lo diventeranno, ed è proprio questo il nodo perché, se davvero per essere competitivi bisognerà diventare sempre più verdi, il come e il quando resta un’incognita di non facile soluzione.

Anche perché, se da un lato il modello europeo di sviluppo è molto affine al progetto di un’economia verde, a basse emissioni di carbonio, e prevede un nuovo modello di crescita durevole e sostenibile, almeno sulla carta, le politiche pubbliche e i forti investimenti che sarebbero necessari sono in netto contrasto con le scelte recessive, che hanno caratterizzato le politiche europee negli ultimi anni.

Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, è quindi necessario “puntare su una Green Economy affine al made in Italy, ovvero in continuità con il nostro impianto manifatturiero, con il know how delle aziende italiane e con le peculiarità di qualità e bellezza che caratterizzano la nostra manifattura”. In altre parole un nuovo “Green made in Italy”.

I numeri sono incoraggianti, anche se ancora bassi rispetto a quelli dei nostri diretti “concorrenti” europei: in Italia oggi il 25% delle aziende fino a 250 dipendenti offre prodotti e servizi “eco”, contro il 33% della Germania, il 31% del Regno Unito, il 30% della Francia e il 34% degli Usa. A queste però si somma un altro 7% di imprese che intende offrire prodotti e servizi Green nei prossimi 3 anni.

Prendendo in considerazione alcuni settori della Green Economy, uno fra tutti quello dell’edilizia, è evidente come sia sempre più stretto il rapporto tra ecologia ed economia: uno studio della Fondazione Enel e del Politecnico di Milano ha stimato infatti, con interventi di efficienza energetica, un potenziale di risparmi sui consumi finali fino a 25Mtep al 2020 (-72 Mt di emissioni di CO2 eq), un giro d’affari di 64 mld e 460.000 posti di lavoro che potrebbero crearsi in pochi anni.

“Possiamo vivere questo cambiamento come una sventura - conclude il Ministro Galletti - oppure come una grande opportunità economica: io credo che lo sia e che lo sarà sempre di più, se saremo in grado di costruire un grande piano strategico di crescita per il paese”.