In occasione dell’ultima edizione di
RE+build 2014, convention nazionale sulla riqualificazione e gestione sostenibile del patrimonio immobiliare, quest’anno pregiatasi fra gli altri dell’
intervento di un ospite d’eccezione come
Rick Fedrizzi, guru del green building internazionale, si è parlato di
Soft Landing, pratica molto comune nel Regno Unito, ma ancora sconosciuta in Italia ed Europa.
Il
Soft Landing, termine inglese che tradotto significa letteralmente ‘atterraggio morbido’, consiste sostanzialmente nell’
accompagnamento del conduttore nei primi mesi di occupazione dell’immobile da parte di progettista e costruttore, per assicurarsi che l’edificio operi alla massima efficienza rispetto alle condizioni d’uso reali, sin dall’inizio.
Spesso infatti accade, nel Regno Unito come in Italia, che le
prestazioni dichiarate
sulla carta degli
edifici siano ben
diverse da quelle che si manifestano nella
realtà, a progetto concluso e realizzato, sia in termini di prestazioni energetiche che di comfort ambientale e costi economici. Ciò comporta per l’
utilizzatore finale una sorta di
doppio investimento: al momento di acquisto dell’immobile, e successivamente, quando si dovrà mettere mano nuovamente al portafoglio per finanziare interventi di correzione o riparazione delle difformità energetiche dell’immobile rispetto a quanto preventivato.
Come spiegato dal relatore
Ian Orme,
esperto Soft Landing di BSRIA (The Building Services Research and Information Association), i
benefici della metodologia che consente un passaggio ‘morbido’ tra progettazione, costruzione ed occupazione, sono molteplici:
•
Una migliore gestione delle aspettative dell’utilizzatore finale, ovvero il conduttore che abiterà l’edificio, sia in termini di comfort che di usabilità dello stesso;
•
Un controllo costante e regolare delle condizioni reali dell’immobile, a mano a mano che il progetto procede sulla carta;
•
Una garanzia della perfetta integrazione tra design, funzionalità, efficienza energetica e sostenibilità ambientale;
•
Un notevole risparmio, sia in termini
di tempo che soprattutto
economici, per l’utilizzatore finale, garantito dal fatto che l’investimento iniziale in Soft Landing verrà recuperato in futuro, evitando nuovi rimaneggiamenti sulla struttura esistente.
Ma quanto costa? Ian Orme, che ha partecipato a diversi progetti di riqualificazione immobiliare a Londra tramite la sua organizzazione, ha parlato di un piccolo investimento iniziale, pari all’
1% del totale, che in realtà è poca cosa rispetto al valore contrattuale complessivo, e soprattutto a quello che si spenderebbe in futuro senza effettuare una serie di accorgimenti iniziali di efficientamento degli edifici esistenti.
Il
modo di vedere gli edifici, d’altronde,
è cambiato radicalmente negli ultimi anni: lo ha detto
Ian Orme e gli altri relatori durante la manifestazione di Riva del Garda 2014, lo ha confermato
Toyo Ito dalla fiera di Cersaie 2014 a Bologna, e ne è convinto anche il
governo inglese, che
vuole rendere obbligatoria la procedura di Soft Landing a partire dal 2016.
L’impegno dell’esecutivo britannico si spingerebbe addirittura oltre, come spiegato dall’esperto BRSIA durante il suo intervento: finanziare
progetti di formazione in Soft Landing e Commissioning, pratiche in realtà analoghe per molti aspetti, così da condividere le informazioni con tutta la filiera dell’industria e i suoi stakeholder, dal progettista all’impresa costruttrice, in modo che il conduttore finale non venga abbandonato al momento della consegna e della prima occupazione dell’immobile, e che questo funzioni al massimo delle sue performance sin dall’inizio.