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Riqualificare a energia zero: basterà un giorno di cantiere
Riqualificare un'abitazione portandola ad energia quasi zero con un solo giorno di cantiere: è possibile grazie ad un innovativo sistema "prefabbricato" inventato in Olanda.
Eseguire la riqualificazione di un’abitazione in un giorno, grazie ad un sistema prefabbricato inventato da un’azienda olandese, ad un costo davvero conveniente e raggiungendo comunque alti standard energetici: questo il case history più interessante presentato nel corso dell’ultima edizione di REbuild.
Le due problematiche più importanti legate alle riqualificazioni energetiche sono, infatti, il costo dell’operazione e l’esecuzione dei lavori in case spesso abitate, dovendo quindi prestare attenzione a disturbare il meno possibile - e per il minor tempo possibile - gli inquilini.
Questo rivoluzionario sistema olandese garantisce quindi:
- Qualità del prodotto finito;
- Disturbo minimo per gli inquilini: i lavori possono essere finiti in una giornata;
- Convenienza: i lavori si ripagano con i risparmi in energia e il costo della vita resta invariato, grazie ai prestiti a tassi agevolati e agli incentivi del governo olandese;
- Estetica e comfort delle abitazioni migliorati.
L’intuizione olandese è stata quella di progettare un sistema prefabbricato, che comprende l’isolamento termico e i serramenti, che può essere applicato direttamente sulle facciate e sul tetto delle case. Il lavoro più “grosso” viene dunque fatto in fabbrica, così da ridurre al minimo i tempi di cantiere.
Il settore edile per il residenziale è infatti l’unico che ancora non ha assistito ad un’industrializzazione, quindi è possibile abbassare notevolmente i costi e i tempi di posa, se si trovano delle soluzioni innovative come questa.
«140.000 € è stato il costo del primo progetto, oggi siamo arrivati a 60.000 € ma vogliamo arrivare a 40.000 €» ci dice con una punta di orgoglio Ron Van Erck, che abbiamo incontrato a REbuild, nella splendida cornice di Riva del Garda.
Le tipologie abitative olandesi sono tutte abbastanza simili, si tratta di case a schiera con un piccolo giardino anteriore e posteriore, ma la realtà italiana è molto più complessa e variegata, con delle notevoli differenze anche tra regione e regione. Dunque, in che misura c’è la possibilità di personalizzare questo sistema?
«Penso che la soluzione a questo problema sia costituita da due parti: si tratta di capire quante sono le diverse tipologie di edifici in cui è concretamente possibile effettuare una personalizzazione, e in quanti modi questo si può fare. Perché, se da un lato molte persone amano le personalizzazioni, molte altre preferiscono rimanere più vicine al design originale.
Quindi, per quanto riguarda la prima questione, è vero che in Olanda abbiamo una serie di tipologie architettoniche che sono in qualche modo simili tra loro, ma in realtà non sono uguali, perché non sono state costruite allo stesso modo. Quindi ogni casa deve essere progettata e prodotta individualmente. Ogni casa deve essere misurata e costruita sempre e comunque individualmente. Non è così complicato realizzare una parete più lunga o il soffitto più alto.
Dunque, in questo senso, c’è molta flessibilità.
Il discorso, invece, cambia nel caso degli edifici storici, con facciate meravigliose che vogliamo restino intatte, senza che le decorazioni e gli ornamenti vengano coperti con isolamenti esterni.
Per queste tipologie di edifici, probabilmente, dobbiamo pensare a soluzioni da interno.
Pensiamo che circa il 60-70% degli edifici olandesi possano essere ristrutturati tramite processo industriale, mentre il 25% degli edifici necessita di soluzioni personalizzate. Non conosco esattamente il patrimonio edilizio italiano…».
Penso che le proporzioni potrebbero essere molto diverse…
«Forse, le soluzioni si possono trovare pensando a ciò che viene maggiormente richiesto dal mercato, e sapendo che in Italia gli edifici storici sono numerosi, potrebbe essere più difficoltoso arrivare ad una soluzione, ma non impossibile».
Parliamo dei grandi edifici, come ad esempio i condomini o gli edifici del terziario…
«Quest’anno costruiremo il primo prototipo per un edificio a otto piani, le soluzioni non sono molto diverse o molto più complicate dal punto di vista tecnico, vedremo come va».
Per quanto riguarda invece l’aspetto estetico?
«Penso che la parte relativa all’estetica sia quella più semplice, perché si può gestire come si vuole. La facciata dell’edificio può essere rifinita in pietra, oppure in legno, facciamo sempre un paragone con le automobili: abbiamo, ad esempio, la Volkswagen, l’Audi, la Skoda e la Seat, che hanno esattamente la stessa conformazione, ma caratteristiche diverse. Scegliamo il colore e molto altro. Il nostro sistema funziona allo stesso modo: al consumatore forniamo una serie di opzioni, sia per l’esterno che per gli interni dell’auto. Ma il 99% delle automobili è perfettamente identico.
Quindi le tipologie di design tra cui scegliere per personalizzare l’edificio sono molteplici, ma la base della soluzione ingegneristica è uguale».
Parliamo di impianti HVAC: condizionamento, riscaldamento e ventilazione. Quali tecnologie utilizzate, esattamente?
«Non c’è la “regola d’oro” su quali siano le tecnologie da utilizzare, ma di solito offriamo delle soluzioni “solo elettriche”, eliminando quindi l’attacco del gas metano. Quindi tipicamente pompe di calore aria-acqua, ventilazione meccanica controllata, pannelli fotovoltaici, accumulo per l’acqua calda sanitaria e a volte anche pannelli solari termici sotto ai pannelli solari per raccogliere anche il calore, ma questo dipende da diversi fattori come l’orientamento della casa.
In ogni caso si tratta di un mix di insolazione, isolamento e accumulo di energia, che lavorano in combinazione tra loro per arrivare all’obiettivo dell’energia zero».
Come riuscite a tagliare i prezzi pur mantenendo questo livello di personalizzazione del prodotto?
«La personalizzazione della produzione è molto semplice oggi perché con gli scanner 3D puoi avere delle misure accurate dell’edificio molto velocemente e con estrema semplicità, successivamente si tratta solo di avere un software dove inserire quei dati e indirizzare il funzionamento delle macchine. Quindi, in poche parole, questa flessibilità non ha un costo extra.
Dall’altro punto di vista, anche la personalizzazione estetica non ha un costo extra, non un costo rilevante almeno, insomma usare una vernice gialla o rossa per la facciata ha lo stesso costo, utilizzare delle pietre di un colore, piuttosto che un altro, ha lo stesso costo. Quindi si tratta solo di creare delle personalizzazioni “a pacchetto”, per ora ne abbiamo una decina, ma nei prossimi anni probabilmente diventeranno una cinquantina o forse di più. Ma in ogni caso, non è questa la voce di costo più importante, si tratta solo di capire come mettere tutto in opera nel più breve tempo possibile».
Pensate di esportare questa tecnologia in altri paesi oltre all’Olanda?
«Si e no. Dico no perché stiamo provando a vendere queste soluzioni in quattro mercati diversi dall’Olanda, ma pensiamo che l’approccio che abbiamo adottato possa essere applicato in qualsiasi mercato. Quindi stiamo provando a ispirare altri paesi, altre persone, affinché adottino approcci simili al nostro, questo è uno dei motivi per cui sono qui a REbuild».
Le due problematiche più importanti legate alle riqualificazioni energetiche sono, infatti, il costo dell’operazione e l’esecuzione dei lavori in case spesso abitate, dovendo quindi prestare attenzione a disturbare il meno possibile - e per il minor tempo possibile - gli inquilini.
Questo rivoluzionario sistema olandese garantisce quindi:
- Qualità del prodotto finito;
- Disturbo minimo per gli inquilini: i lavori possono essere finiti in una giornata;
- Convenienza: i lavori si ripagano con i risparmi in energia e il costo della vita resta invariato, grazie ai prestiti a tassi agevolati e agli incentivi del governo olandese;
- Estetica e comfort delle abitazioni migliorati.
L’intuizione olandese è stata quella di progettare un sistema prefabbricato, che comprende l’isolamento termico e i serramenti, che può essere applicato direttamente sulle facciate e sul tetto delle case. Il lavoro più “grosso” viene dunque fatto in fabbrica, così da ridurre al minimo i tempi di cantiere.
Il settore edile per il residenziale è infatti l’unico che ancora non ha assistito ad un’industrializzazione, quindi è possibile abbassare notevolmente i costi e i tempi di posa, se si trovano delle soluzioni innovative come questa.
«140.000 € è stato il costo del primo progetto, oggi siamo arrivati a 60.000 € ma vogliamo arrivare a 40.000 €» ci dice con una punta di orgoglio Ron Van Erck, che abbiamo incontrato a REbuild, nella splendida cornice di Riva del Garda.
Le tipologie abitative olandesi sono tutte abbastanza simili, si tratta di case a schiera con un piccolo giardino anteriore e posteriore, ma la realtà italiana è molto più complessa e variegata, con delle notevoli differenze anche tra regione e regione. Dunque, in che misura c’è la possibilità di personalizzare questo sistema?
«Penso che la soluzione a questo problema sia costituita da due parti: si tratta di capire quante sono le diverse tipologie di edifici in cui è concretamente possibile effettuare una personalizzazione, e in quanti modi questo si può fare. Perché, se da un lato molte persone amano le personalizzazioni, molte altre preferiscono rimanere più vicine al design originale.
Quindi, per quanto riguarda la prima questione, è vero che in Olanda abbiamo una serie di tipologie architettoniche che sono in qualche modo simili tra loro, ma in realtà non sono uguali, perché non sono state costruite allo stesso modo. Quindi ogni casa deve essere progettata e prodotta individualmente. Ogni casa deve essere misurata e costruita sempre e comunque individualmente. Non è così complicato realizzare una parete più lunga o il soffitto più alto.
Dunque, in questo senso, c’è molta flessibilità.
Il discorso, invece, cambia nel caso degli edifici storici, con facciate meravigliose che vogliamo restino intatte, senza che le decorazioni e gli ornamenti vengano coperti con isolamenti esterni.
Per queste tipologie di edifici, probabilmente, dobbiamo pensare a soluzioni da interno.
Pensiamo che circa il 60-70% degli edifici olandesi possano essere ristrutturati tramite processo industriale, mentre il 25% degli edifici necessita di soluzioni personalizzate. Non conosco esattamente il patrimonio edilizio italiano…».
Penso che le proporzioni potrebbero essere molto diverse…
«Forse, le soluzioni si possono trovare pensando a ciò che viene maggiormente richiesto dal mercato, e sapendo che in Italia gli edifici storici sono numerosi, potrebbe essere più difficoltoso arrivare ad una soluzione, ma non impossibile».
Parliamo dei grandi edifici, come ad esempio i condomini o gli edifici del terziario…
«Quest’anno costruiremo il primo prototipo per un edificio a otto piani, le soluzioni non sono molto diverse o molto più complicate dal punto di vista tecnico, vedremo come va».
Per quanto riguarda invece l’aspetto estetico?
«Penso che la parte relativa all’estetica sia quella più semplice, perché si può gestire come si vuole. La facciata dell’edificio può essere rifinita in pietra, oppure in legno, facciamo sempre un paragone con le automobili: abbiamo, ad esempio, la Volkswagen, l’Audi, la Skoda e la Seat, che hanno esattamente la stessa conformazione, ma caratteristiche diverse. Scegliamo il colore e molto altro. Il nostro sistema funziona allo stesso modo: al consumatore forniamo una serie di opzioni, sia per l’esterno che per gli interni dell’auto. Ma il 99% delle automobili è perfettamente identico.
Quindi le tipologie di design tra cui scegliere per personalizzare l’edificio sono molteplici, ma la base della soluzione ingegneristica è uguale».
Parliamo di impianti HVAC: condizionamento, riscaldamento e ventilazione. Quali tecnologie utilizzate, esattamente?
«Non c’è la “regola d’oro” su quali siano le tecnologie da utilizzare, ma di solito offriamo delle soluzioni “solo elettriche”, eliminando quindi l’attacco del gas metano. Quindi tipicamente pompe di calore aria-acqua, ventilazione meccanica controllata, pannelli fotovoltaici, accumulo per l’acqua calda sanitaria e a volte anche pannelli solari termici sotto ai pannelli solari per raccogliere anche il calore, ma questo dipende da diversi fattori come l’orientamento della casa.
In ogni caso si tratta di un mix di insolazione, isolamento e accumulo di energia, che lavorano in combinazione tra loro per arrivare all’obiettivo dell’energia zero».
Come riuscite a tagliare i prezzi pur mantenendo questo livello di personalizzazione del prodotto?
«La personalizzazione della produzione è molto semplice oggi perché con gli scanner 3D puoi avere delle misure accurate dell’edificio molto velocemente e con estrema semplicità, successivamente si tratta solo di avere un software dove inserire quei dati e indirizzare il funzionamento delle macchine. Quindi, in poche parole, questa flessibilità non ha un costo extra.
Dall’altro punto di vista, anche la personalizzazione estetica non ha un costo extra, non un costo rilevante almeno, insomma usare una vernice gialla o rossa per la facciata ha lo stesso costo, utilizzare delle pietre di un colore, piuttosto che un altro, ha lo stesso costo. Quindi si tratta solo di creare delle personalizzazioni “a pacchetto”, per ora ne abbiamo una decina, ma nei prossimi anni probabilmente diventeranno una cinquantina o forse di più. Ma in ogni caso, non è questa la voce di costo più importante, si tratta solo di capire come mettere tutto in opera nel più breve tempo possibile».
Pensate di esportare questa tecnologia in altri paesi oltre all’Olanda?
«Si e no. Dico no perché stiamo provando a vendere queste soluzioni in quattro mercati diversi dall’Olanda, ma pensiamo che l’approccio che abbiamo adottato possa essere applicato in qualsiasi mercato. Quindi stiamo provando a ispirare altri paesi, altre persone, affinché adottino approcci simili al nostro, questo è uno dei motivi per cui sono qui a REbuild».
