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Quando la “classe A” non è reale: la denuncia di Legambiente
Legambiente con l'utilizzo di una termocamera smaschera case e palazzine a firme prestigiose che disperdono calore in tutta Italia, i dati all’interno del dossier Tutti in classe A.
Da un recente studio di Legambiente è emerso che tante strutture ed edifici certificati, che dovrebbero garantire specifici parametri appartenenti alle costruzioni, come disposto dalle normative italiane ed europee, sono invece una sorta di colabrodo per quanto riguarda la dispersione energetica.
Più di 500 strutture, tra case e palazzine di 47 città italiane, non superano l'esame di Legambiente, volto ad accertarne l'efficienza in campo energetico tramite l'utilizzo di una termocamera. Troppe strutture energivore, caos normativo, nessun controllo sulle certificazioni e obiettivi Ue non centrati. Il che si traduce in una spesa annua tra i 100 euro e i 1500 euro per le famiglie italiane. Il calcolo emerge dal dossier Tutti in classe A di Legambiente che, tramite un'apparecchiatura termografica ha analizzato la perdita di calore di strutture costruite negli ultimi 10 anni, quindi recenti e presumibilmente a norma con le direttive europee.
L'analisi a infrarossi mette in evidenzia come i punti di dispersione del calore e del freddo si moltiplichino, le macchie scarlatte sono dappertutto. A tal proposito Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, denuncia: “Da dieci anni la normativa sta diventando progressivamente più attenta all’efficienza, ma in Italia solo in Lombardia, in Piemonte, nelle Province di Trento e Bolzano i controlli sono efficaci. Altrove si comprano edifici in classe A senza garanzie reali, con controlli inesistenti o a campione. Per questo sarebbe meglio calibrare gli incentivi fiscali in modo da premiare chi ha ottenuto un reale standard di efficienza".
A ben guardare puntare su un'innovazione che coniuga il tema energia con la nuova domanda di qualità delle abitazioni sarebbe una scelta vincente oltre che in linea con i dettami europei, che con la direttiva 31/2010 fissa date precise per una transizione radicale. Dal primo gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici costruiti nell’Unione europea (dal primo gennaio 2021 anche quelli nuovi privati) dovranno ridurre i consumi e soddisfarne una quota con fonti rinnovabili. L’Italia si deve adeguare inviando a Bruxelles entro il prossimo 30 aprile unastrategia a lungo termine per mobilitare investimenti nella ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati".
Più di 500 strutture, tra case e palazzine di 47 città italiane, non superano l'esame di Legambiente, volto ad accertarne l'efficienza in campo energetico tramite l'utilizzo di una termocamera. Troppe strutture energivore, caos normativo, nessun controllo sulle certificazioni e obiettivi Ue non centrati. Il che si traduce in una spesa annua tra i 100 euro e i 1500 euro per le famiglie italiane. Il calcolo emerge dal dossier Tutti in classe A di Legambiente che, tramite un'apparecchiatura termografica ha analizzato la perdita di calore di strutture costruite negli ultimi 10 anni, quindi recenti e presumibilmente a norma con le direttive europee.
L'analisi a infrarossi mette in evidenzia come i punti di dispersione del calore e del freddo si moltiplichino, le macchie scarlatte sono dappertutto. A tal proposito Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, denuncia: “Da dieci anni la normativa sta diventando progressivamente più attenta all’efficienza, ma in Italia solo in Lombardia, in Piemonte, nelle Province di Trento e Bolzano i controlli sono efficaci. Altrove si comprano edifici in classe A senza garanzie reali, con controlli inesistenti o a campione. Per questo sarebbe meglio calibrare gli incentivi fiscali in modo da premiare chi ha ottenuto un reale standard di efficienza".
A ben guardare puntare su un'innovazione che coniuga il tema energia con la nuova domanda di qualità delle abitazioni sarebbe una scelta vincente oltre che in linea con i dettami europei, che con la direttiva 31/2010 fissa date precise per una transizione radicale. Dal primo gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici costruiti nell’Unione europea (dal primo gennaio 2021 anche quelli nuovi privati) dovranno ridurre i consumi e soddisfarne una quota con fonti rinnovabili. L’Italia si deve adeguare inviando a Bruxelles entro il prossimo 30 aprile unastrategia a lungo termine per mobilitare investimenti nella ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati".
