11.01.2018

Industria del freddo: incontri in Argentina per illustrare i successi dell’industria italiana

L’attenzione all’inquinamento atmosferico e all’emissione dei gas serra per chi lavora nell’industria del freddo è un tema assolutamente centrale. L’emendamento Kigali impone un phase down (riduzione di utilizzo) dell’utilizzo degli HFC entro il 2019, si tratta di un accordo sottoscritto da 197 nazioni che tuttavia impone limini molto meno stringendo rispetto agli obiettivi europei F-Gas.

In questo scenario l’Italia si colloca come il paese numero uno in Europa per ciò che riguarda le aziende del freddo, è per questo che le Nazioni Unite, assieme ai ministeri dell’ambiente italiano ed argentino e al Centro Studi Galileo hanno organizzato degli incontri che saranno utili ad approfondire le conoscenze condivise sulle nuove tecnologie che si renderanno utili al raggiungimento degli obiettivi di Kigali.

Le imprese italiano hanno avuto così la possibilità di affermarsi come un punto di riferimento ed un esempio virtuoso per le controparti con sede in America Latina.

Nei primi giorni di dicembre, nelle città di Buenos Aires e Rosario in Argentina, si sono tenute due conferenze in cui 10 produttori italiani di refrigerazione, contattati dal Centro studi Galileo a nome dei ministeri dell’ambiente argentino e italiano, sono stati invitati a presentare le loro innovazione e le loro attività di ricerca all’audience sudamericana.

L’Argentina sarà soggetta all’emendamento di Kigali tra 11 anni, ma l’attenzione degli interessati è già molto elevata, in particolare perché attualmente nel paese si continua ad utilizzare l’R22 come refrigerante nel settore commerciale. Nel 2016 in Argentina l’utilizzo di R22 ammontava a 6000 tonnellate mentre il totale di HFC arrivava a non più di 2000 tonnellate.

Laura Beròn, coordinatrice dell’ufficio Ozone per il Ministero dell’Ambiente argentino ha affermato che l’interesse del comparto argentino è quello di “passare direttamente ai refrigeranti alternativi senza passare attraverso gli HFC”.

Francesco Mastrapasqua, manager di EPTA, lavora con sistemi critici di CO2 e, conoscendo le possibilità future del comparto ha affermato che gli 11 supermercati con refrigeranti alternativi già presenti nel paese potrebbero essere un esempio importante per la grande rete di supermercati già esistenti tra le province di Buenos Aires, Mendoza e Cordoba.

CSG ha inoltre annunciato che la metodologia formativa, che è stata utilizzata in Europa grazie all’esperienza AREA ed al progetto europeo “Real Alternatives 4 Life”, verrà esportata nel paese latino ed i corsi inizieranno nel 2018.

Il ministero argentino ha annunciato la realizzazione di sessioni di certificazione che serviranno a preparare tecnici all’utilizzo di nuovi refrigeranti alternativi a basso potere inquinante. Coop invece ha comunicato che per via della graduale riduzione di Fgas tutte le future installazioni nei supermercati del gruppo verranno realizzate utilizzando dei refrigeranti CO2 o nuovi sintetici, si prevede che circa il 50% dei nuovi impianti sarà su CO2 a cascata.

L’argomento più controverso dell’incontro è stato sicuramente quello riguardante l’infiammabilità dei refrigeranti alternativi, in particolare dal momento che la maggior parte delle installazioni che avverranno in futuro prevedranno l’utilizzo di refrigeranti A2L, prodotti dall’elevato livello di infiammabilità. Sulla questione si è espresso il presidente onorario dell'International Institute of Refrigeration IIR, Alberto Cavallini, che ha affermato ironicamente “Usain Bolt  percorre 10 metri al secondo, 100 volte più veloce della propagazione della fiamma dei refrigeranti A2L".

Ciò che conta davvero per l’efficace adeguamento agli standard internazionali imposti dall’emendamento di Kigali da parte dell’argentina, e in generale del comparto internazionale dell’industria del freddo, a parere di Marco Buoni, Vicepresidente di AREA, “è la certificazione dei tecnici”.
 

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