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La tassa di 200 euro sui climatizzatori? In realtà non esiste
La notizia circolata in questi giorni, riguardo ad una tassa di 200 euro posta dal Governo Renzi sui climatizzatori, è in realtà una bufala. Si tratta del Libretto di impianto...

Nella giornata di oggi vi sarà capitato di leggere, probabilmente a più riprese, di una fantomatica nuova “tassa sui condizionatori”, che sarebbe stata approvata direttamente da Renzi nei giorni scorsi, e che ammonterebbe a 200€.
In realtà stiamo parlando del decreto 10 Febbraio 2014 riguardante i “Modelli di libretto di impianto per la climatizzazione e di rapporto di efficienza energetica di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 74/2013”, che ha recepito le direttive europee 2002/91/CE e 2010/31/UE, riguardanti, rispettivamente, il rendimento energetico dell'edilizia e la prestazione energetica dell’edilizia.
Niente di nuovo, quindi. Infatti, già qualche anno fa, con il Decreto Legislativo 19 Agosto 2005, che aveva recepito la direttiva 2002/91/CE, era stato introdotto il libretto d’impianto per gli impianti di riscaldamento. Materia che abbiamo più volte trattato in modo approfondito.
Ma arriviamo al contenuto del decreto 2014.
Si stabilisce l’obbligo, a partire da Giugno 2014 (scadenza spostata poi a Ottobre), per tutti gli impianti termici, di possedere il cosiddetto libretto d’impianto per la climatizzazione, conformemente a quanto riportato nell’allegato del decreto.
Si stabilisce, poi, la potenza nominale di 12 kW come soglia oltre la quale diventa obbligatorio il controllo dell’impianto e l’ottenimento consecutivo del libretto: sono quindi esclusi i normali split domestici. Gli altri articoli, infine, fanno riferimento al modello di libretto d’impianto da seguire e alle istruzioni per la compilazione dello stesso.
Il testo del decreto è completamente riferito al decreto del Presidente della Repubblica 74/2013, che si riferisce, a sua volta, alle direttive europee sopra citate.
La legge è un dato di fatto, anche se è evidente come ognuno tiri l’acqua al proprio mulino. Libero, ad esempio, racconta una vicenda legata al comune di Roma, nel quale una società privata ha colto la palla al balzo rispetto a questa cosiddetta “tassa sui condizionatori”, e ha spedito lettere ai cittadini invitandoli a sottoporre a controlli i propri impianti di climatizzazione (per la modica cifra di 200€), pena sanzioni pecuniarie non indifferenti. Da qui, secondo Libero, la tassa da 200€ sui condizionatori.
Da parte del cittadino, una situazione simile non è affatto semplice da digerire: dover pagare ancora una tassa, in un paese in cui la pressione fiscale arriva al 63%, appare come l’ennesimo sopruso, soprattutto se si parla di un tema che non è mai stato soggetto a tassazione.
Fortunatamente, però, si tratta di una bufala, o meglio di una mezza bufala, perché, come abbiamo già detto, il Libretto d'impianto non è obbligatorio per i normali climatizzatori domestici. Ma il problema, allora, sono le normative europee che impongono dei controlli per garantire l’efficienza energetica dei climatizzatori, l’insieme esorbitante e scomposto della tassazione italiana o i “furbetti” (pubblici e/o privati) che approfittano delle nuove normative per riempirsi le tasche?
Sarebbe come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina, in un paese che è pieno di frittate (venute male).
In realtà stiamo parlando del decreto 10 Febbraio 2014 riguardante i “Modelli di libretto di impianto per la climatizzazione e di rapporto di efficienza energetica di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 74/2013”, che ha recepito le direttive europee 2002/91/CE e 2010/31/UE, riguardanti, rispettivamente, il rendimento energetico dell'edilizia e la prestazione energetica dell’edilizia.
Niente di nuovo, quindi. Infatti, già qualche anno fa, con il Decreto Legislativo 19 Agosto 2005, che aveva recepito la direttiva 2002/91/CE, era stato introdotto il libretto d’impianto per gli impianti di riscaldamento. Materia che abbiamo più volte trattato in modo approfondito.
Ma arriviamo al contenuto del decreto 2014.
Si stabilisce l’obbligo, a partire da Giugno 2014 (scadenza spostata poi a Ottobre), per tutti gli impianti termici, di possedere il cosiddetto libretto d’impianto per la climatizzazione, conformemente a quanto riportato nell’allegato del decreto.
Si stabilisce, poi, la potenza nominale di 12 kW come soglia oltre la quale diventa obbligatorio il controllo dell’impianto e l’ottenimento consecutivo del libretto: sono quindi esclusi i normali split domestici. Gli altri articoli, infine, fanno riferimento al modello di libretto d’impianto da seguire e alle istruzioni per la compilazione dello stesso.
Il testo del decreto è completamente riferito al decreto del Presidente della Repubblica 74/2013, che si riferisce, a sua volta, alle direttive europee sopra citate.
La legge è un dato di fatto, anche se è evidente come ognuno tiri l’acqua al proprio mulino. Libero, ad esempio, racconta una vicenda legata al comune di Roma, nel quale una società privata ha colto la palla al balzo rispetto a questa cosiddetta “tassa sui condizionatori”, e ha spedito lettere ai cittadini invitandoli a sottoporre a controlli i propri impianti di climatizzazione (per la modica cifra di 200€), pena sanzioni pecuniarie non indifferenti. Da qui, secondo Libero, la tassa da 200€ sui condizionatori.
Da parte del cittadino, una situazione simile non è affatto semplice da digerire: dover pagare ancora una tassa, in un paese in cui la pressione fiscale arriva al 63%, appare come l’ennesimo sopruso, soprattutto se si parla di un tema che non è mai stato soggetto a tassazione.
Fortunatamente, però, si tratta di una bufala, o meglio di una mezza bufala, perché, come abbiamo già detto, il Libretto d'impianto non è obbligatorio per i normali climatizzatori domestici. Ma il problema, allora, sono le normative europee che impongono dei controlli per garantire l’efficienza energetica dei climatizzatori, l’insieme esorbitante e scomposto della tassazione italiana o i “furbetti” (pubblici e/o privati) che approfittano delle nuove normative per riempirsi le tasche?
Sarebbe come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina, in un paese che è pieno di frittate (venute male).