Focus Enti e Associazioni
Questo articolo ha più di 3 anni
Inquinamento dell’aria, AIEL risponde: “non è un problema dovuto alle biomasse!”
Nel corso degli ultimi anni l’inquinamento dell’aria, in realtà, è diminuito. Non colpa, ma merito delle normative che limitano l’uso dei generatori a biomassa
Informazioni scorrette e accuse infondate, AIEL condivide una serie di precisazioni per smentire alcune delle inesattezze che, nei giorni scorsi, sono state condivise in merito all’inquinamento atmosferico che ha annebbiato varie città del nostro Paese.
L’assenza di pioggia e di vento ha provocato, anche quest’anno, la diffusione di allarmismi in merito ai livelli di inquinamento dell’aria dovuti alle polveri sottili. Se le prime automatiche azioni per ridurre l’impatto della concentrazione di polveri sottili nell’aria hanno previsto la limitazione del traffico delle auto fino ai diesel euro 6 nelle grandi città, sono stati molti gli esponenti che hanno additato il riscaldamento a pellet e legna come responsabile principale dell’emergenza smog.
Accuse sostanzialmente infondate, distorte e quasi mai correlate con proposte concrete per il miglioramento dello status attuale. Tra le tante informazioni scorrette che sono state diffuse risalta quella secondo cui, negli ultimi anni, ci sarebbe stato un aumento dei consumi di legna e pellet.
Un’affermazione errata, lo si evince semplicemente consultando l’ultimo Rapporto Statistico GSE che attesta come, negli ultimi 6 anni, i consumi di legna e pellet per il settore residenziale siano rimasti sostanzialmente invariati, mentre osservando il dato regionale del Veneto si apprende che dal 2006 al 2013 sono state consumate 260.000 tonnellate di legna in meno per il riscaldamento domestico.
Chiunque incolpi l’aumento dei consumi di biomassa dell’inquinamento dell’aria lo fa, quindi, in modo superficiale e senza conoscere le stime ufficiali.
Altri hanno invece parlato di un boom nel numero di generatori a legna e a pellet. Anche questa informazione è scorretta: i dati dell’osservatorio AIEL riportano infatti un calo lieve nel numero di stufe e camini impiegati nel settore residenziale, passati da 9,4 milioni del 2014 a 9,1 nel 2018.
A livello regionale la Lombardia ha confermato questo trend, con i generatori che dal 2008 al 2015 sono rimasti sostanzialmente invariati (circa 600.000), mentre in Veneto sono aumentati sell’1% tra il 2006 e il 2013.
Inoltre, a prescindere dagli allarmismi che arrivano direttamente dai mezzi stampa, la qualità dell’aria, negli ultimi 30 anni, sembra essere sostanzialmente migliorata.
Se nel 2005 furono ben 152 i giorni in cui a Milano si sforarono i limiti consentiti, nel 2019 se ne sono contati ‘solo’ 72.
Anche le serie storiche di Arpa Lombardia parlano chiaro: sempre a Milano, nel 2002 si registrarono un massimo di 309 microgrammi per metro cubo, mentre nel 2019 il massimo raggiunto è stato di 107 mcg/m3.
AIEL, con queste precisazioni, non intende certamente sminuire la problematica dell’inquinamento atmosferico che è, invece, molto cara all’associazione. È però giusto fare chiarezza, e sottolineare come le politiche attuate in questi anni abbiano contribuito a migliorare complessivamente la qualità dell’aria.
Sono in particolare le misure strutturali, più che non quelle straordinarie, ad aver permesso il raggiungimento di questi risultati. Si pensi in particolare al divieto, in molte Regioni, di utilizzare i generatori a 2 stelle dal 2018 e a 3 stelle dal 1 gennaio 2020, impendendo così l’impiego di milioni di dispositivi obsoleti ed altamente inquinanti, incentivando invece la scelta di dispositivi con la certificazione ariaPulita da 4 o 5 stelle.
Per consentire il controllo di queste norme importanti per la tutela dell’ambiente e della nostra salute “AIEL chiede da anni che siano previsti rigorosi controlli affinché i limiti di utilizzo per le classi qualitative di apparecchi a biomasse meno virtuose vengano rispettati e vengano implementati i catasti regionali degli impianti termici attraverso i quali è possibile anche garantire le periodiche manutenzioni agli apparecchi per assicurarne i livelli ottimali di funzionamento.”
Purtroppo, per quanto positivi, gli effetti di queste misure regionali non sono sufficienti per garantire al 40% dei cittadini italiani che vivono nel bacino padano di respirare un’aria pulita.
Serve ancora molto impegno sia sul fronte della mobilità sostenibile sia su quello del riscaldamento domestico da fonti rinnovabili. Finora “il settore del riscaldamento domestico a biomasse si è fatto parte diligente nei confronti del problema investendo in ricerca e innovazione tecnologica per rendere sempre più efficienti gli apparecchi e ridurne le emissioni” ottenendo dei risultati piuttosto soddisfacenti.
Dalle analisi Altroconsumo si è evinto che l’utilizzo di generatori di calore a legna o pellet a 4 stelle permette di ridurre da 4 a 8 volte il valore delle emissioni di polveri sottili rispetto alla media del parco generatori installato.
L’associazione, per concludere, ritiene che per poter combattere efficacemente l’inquinamento dell’aria sia necessario “intensificare l’impegno a incentivare la sostituzione dei vecchi e obsoleti apparecchi a legna e pellet con nuovi e moderni generatori che garantiscono elevati livelli di efficienza energetica e basse emissioni di polveri”, concedendo gli incentivi unicamente per “i generatori di qualità con alti rendimenti e basse emissioni”.
L’assenza di pioggia e di vento ha provocato, anche quest’anno, la diffusione di allarmismi in merito ai livelli di inquinamento dell’aria dovuti alle polveri sottili. Se le prime automatiche azioni per ridurre l’impatto della concentrazione di polveri sottili nell’aria hanno previsto la limitazione del traffico delle auto fino ai diesel euro 6 nelle grandi città, sono stati molti gli esponenti che hanno additato il riscaldamento a pellet e legna come responsabile principale dell’emergenza smog.
Accuse sostanzialmente infondate, distorte e quasi mai correlate con proposte concrete per il miglioramento dello status attuale. Tra le tante informazioni scorrette che sono state diffuse risalta quella secondo cui, negli ultimi anni, ci sarebbe stato un aumento dei consumi di legna e pellet.
Un’affermazione errata, lo si evince semplicemente consultando l’ultimo Rapporto Statistico GSE che attesta come, negli ultimi 6 anni, i consumi di legna e pellet per il settore residenziale siano rimasti sostanzialmente invariati, mentre osservando il dato regionale del Veneto si apprende che dal 2006 al 2013 sono state consumate 260.000 tonnellate di legna in meno per il riscaldamento domestico.
Chiunque incolpi l’aumento dei consumi di biomassa dell’inquinamento dell’aria lo fa, quindi, in modo superficiale e senza conoscere le stime ufficiali.
Altri hanno invece parlato di un boom nel numero di generatori a legna e a pellet. Anche questa informazione è scorretta: i dati dell’osservatorio AIEL riportano infatti un calo lieve nel numero di stufe e camini impiegati nel settore residenziale, passati da 9,4 milioni del 2014 a 9,1 nel 2018.
A livello regionale la Lombardia ha confermato questo trend, con i generatori che dal 2008 al 2015 sono rimasti sostanzialmente invariati (circa 600.000), mentre in Veneto sono aumentati sell’1% tra il 2006 e il 2013.
Inoltre, a prescindere dagli allarmismi che arrivano direttamente dai mezzi stampa, la qualità dell’aria, negli ultimi 30 anni, sembra essere sostanzialmente migliorata.
Se nel 2005 furono ben 152 i giorni in cui a Milano si sforarono i limiti consentiti, nel 2019 se ne sono contati ‘solo’ 72.
Anche le serie storiche di Arpa Lombardia parlano chiaro: sempre a Milano, nel 2002 si registrarono un massimo di 309 microgrammi per metro cubo, mentre nel 2019 il massimo raggiunto è stato di 107 mcg/m3.
AIEL, con queste precisazioni, non intende certamente sminuire la problematica dell’inquinamento atmosferico che è, invece, molto cara all’associazione. È però giusto fare chiarezza, e sottolineare come le politiche attuate in questi anni abbiano contribuito a migliorare complessivamente la qualità dell’aria.
Sono in particolare le misure strutturali, più che non quelle straordinarie, ad aver permesso il raggiungimento di questi risultati. Si pensi in particolare al divieto, in molte Regioni, di utilizzare i generatori a 2 stelle dal 2018 e a 3 stelle dal 1 gennaio 2020, impendendo così l’impiego di milioni di dispositivi obsoleti ed altamente inquinanti, incentivando invece la scelta di dispositivi con la certificazione ariaPulita da 4 o 5 stelle.
Per consentire il controllo di queste norme importanti per la tutela dell’ambiente e della nostra salute “AIEL chiede da anni che siano previsti rigorosi controlli affinché i limiti di utilizzo per le classi qualitative di apparecchi a biomasse meno virtuose vengano rispettati e vengano implementati i catasti regionali degli impianti termici attraverso i quali è possibile anche garantire le periodiche manutenzioni agli apparecchi per assicurarne i livelli ottimali di funzionamento.”
Purtroppo, per quanto positivi, gli effetti di queste misure regionali non sono sufficienti per garantire al 40% dei cittadini italiani che vivono nel bacino padano di respirare un’aria pulita.
Serve ancora molto impegno sia sul fronte della mobilità sostenibile sia su quello del riscaldamento domestico da fonti rinnovabili. Finora “il settore del riscaldamento domestico a biomasse si è fatto parte diligente nei confronti del problema investendo in ricerca e innovazione tecnologica per rendere sempre più efficienti gli apparecchi e ridurne le emissioni” ottenendo dei risultati piuttosto soddisfacenti.
Dalle analisi Altroconsumo si è evinto che l’utilizzo di generatori di calore a legna o pellet a 4 stelle permette di ridurre da 4 a 8 volte il valore delle emissioni di polveri sottili rispetto alla media del parco generatori installato.
L’associazione, per concludere, ritiene che per poter combattere efficacemente l’inquinamento dell’aria sia necessario “intensificare l’impegno a incentivare la sostituzione dei vecchi e obsoleti apparecchi a legna e pellet con nuovi e moderni generatori che garantiscono elevati livelli di efficienza energetica e basse emissioni di polveri”, concedendo gli incentivi unicamente per “i generatori di qualità con alti rendimenti e basse emissioni”.
