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Ingegneri e lavoro: dal 2007 al 2014 il reddito professionale medio è sceso del 20%
All’Assemblea Nazionale degli Ingegneri un pacchetto di proposte per far fronte alla crisi.
Tra il 2007 e il 2014 è calato quasi del 20% il reddito professionale medio degli ingegneri e le previsioni per il prossimo futuro sono tutt’altro che rosee.
“Obiettivo lavoro” era il titolo dell’Assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, svoltasi lo scorso Venerdì 4 Marzo a Bologna, che ha visto proprio il lavoro e le sue difficoltà come tema centrale dell’incontro.
Dopo un lungo periodo di crisi, infatti, il 2015 finalmente aveva portato qualche spiraglio di positività e di crescita, segnali però troppo fragili e marginali, che non consentono di parlare di una vera e propria ripresa, soprattutto dal punto di vista dei professionisti tecnici.
Armando Zambrano, Presidente del CNI, ha infatti ricordato come anche l’ingegneria italiana abbia sofferto molto a causa della crisi, vista la riduzione del reddito professionale del 20% tra il 2007 e il 2014 e la possibile ulteriore riduzione dell’1% nel 2016. Ecco perché gli ingegneri chiedono segnali forti alla politica, “iniziative che segnino una rottura rispetto al passato”.
Durante la mattinata si sono svolte due tavole rotonde su formazione e lavoro, durante le quali gli ingegneri hanno proposto una serie di misure volte al miglioramento della situazione attuale:
All’Assemblea sono intervenuti, per gli ingegneri, Armando Zambrano e Fabio Bonfà; ospiti istituzionali il Vice Ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini; il Presidente della Commissione Lavoro del Senato e relatore del Jobs Act autonomi Maurizio Sacconi e il Responsabile economia del PD Filippo Taddei.
In merito alle proposte avanzate dagli ingegneri, Riccardo Nencini ha affermato: “Non ho obiezioni da fare. All’estero chiedono soprattutto ingegneri italiani. Si fidano delle università italiane. Ma abbiamo meno possibilità di competere con i nostri ingegneri perché le società sono troppo piccole. A tutto questo si aggiunge il forte calo degli investimenti pubblici. Quindi esistono delle carenze sul piano dei finanziamenti che bisognerebbe superare. Ma c’è anche un problema di carenza di progettualità”.
Maurizio Sacconi, invece, ha dichiarato: “Compito del Governo deve essere liberare la funzione professionale dalla pressione fiscale e regolatoria. Ma potenziamento dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’orgoglio della professione liberare restano fondamentali per un tipo di attività che resta profondamente diversa rispetto al lavoro subordinato”.
“Obiettivo lavoro” era il titolo dell’Assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, svoltasi lo scorso Venerdì 4 Marzo a Bologna, che ha visto proprio il lavoro e le sue difficoltà come tema centrale dell’incontro.
Dopo un lungo periodo di crisi, infatti, il 2015 finalmente aveva portato qualche spiraglio di positività e di crescita, segnali però troppo fragili e marginali, che non consentono di parlare di una vera e propria ripresa, soprattutto dal punto di vista dei professionisti tecnici.
Armando Zambrano, Presidente del CNI, ha infatti ricordato come anche l’ingegneria italiana abbia sofferto molto a causa della crisi, vista la riduzione del reddito professionale del 20% tra il 2007 e il 2014 e la possibile ulteriore riduzione dell’1% nel 2016. Ecco perché gli ingegneri chiedono segnali forti alla politica, “iniziative che segnino una rottura rispetto al passato”.
Durante la mattinata si sono svolte due tavole rotonde su formazione e lavoro, durante le quali gli ingegneri hanno proposto una serie di misure volte al miglioramento della situazione attuale:
- Ripensamento e miglioramento dei percorsi formativi universitari;
- Innalzamento della qualità della formazione continua degli ingegneri;
- Miglioramento delle norme che regolano il lavoro professionale sulla scia del Jobs Act per gli autonomi;
- Piano di incentivi per investimenti in conto capitale per i professionisti;
- Sgravi fiscali.
All’Assemblea sono intervenuti, per gli ingegneri, Armando Zambrano e Fabio Bonfà; ospiti istituzionali il Vice Ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini; il Presidente della Commissione Lavoro del Senato e relatore del Jobs Act autonomi Maurizio Sacconi e il Responsabile economia del PD Filippo Taddei.
In merito alle proposte avanzate dagli ingegneri, Riccardo Nencini ha affermato: “Non ho obiezioni da fare. All’estero chiedono soprattutto ingegneri italiani. Si fidano delle università italiane. Ma abbiamo meno possibilità di competere con i nostri ingegneri perché le società sono troppo piccole. A tutto questo si aggiunge il forte calo degli investimenti pubblici. Quindi esistono delle carenze sul piano dei finanziamenti che bisognerebbe superare. Ma c’è anche un problema di carenza di progettualità”.
Maurizio Sacconi, invece, ha dichiarato: “Compito del Governo deve essere liberare la funzione professionale dalla pressione fiscale e regolatoria. Ma potenziamento dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’orgoglio della professione liberare restano fondamentali per un tipo di attività che resta profondamente diversa rispetto al lavoro subordinato”.
