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Il calo degli incentivi è giustificato, ma non l’incertezza per gli investimenti. Intervista al Prof. G.B. Zorzoli di ISES Italia

Il Decreto Ministeriale 06/07/2012, meglio noto come Quinto Conto Energia, che disciplina le incentivazioni per la produzione di energia elettrica con impianti solari fotovoltaici è stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Abbiamo chiesto un parere al prof. G.B. Zorzoli, presidente di ISES Italia, sezione dell’International Solar Energy Society, che da anni si occupa della promozione delle fonti energetiche rinnovabili.
Professor Zorzoli, fin da subito lei è stato molto critico nei confronti di questo decreto. Cosa non le piace del Quinto Conto Energia?
"Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, l’aspetto più negativo del Quinto Conto Energia è l’estensione verso il basso del registro, che sopra 20 kW diventa obbligatorio".
Crede sarà un’ulteriore burocratizzazione a carico delle aziende?
"Elenco alcuni dei documenti da presentare per essere ammesso al registro: autorizzazione alla costruzione dell’impianto, progetto per la connessione alla rete, scheda tecnica dell’impianto che, se a terra, richiede anche la documentazione sulla destinazione d’uso del terreno. Un costo tutt’altro che trascurabile. Se per il complicato meccanismo con cui si stabilirà la priorità nella lista degli impianti registrati, uno viene escluso perché si è già raggiunto il tetto annuo di incentivazioni previsto, l’anno dopo deve ricominciare da capo con un registro nuovo: per questo ho parlato di roulette. L’imprenditore serio sarà penalizzato, chi tenterà la fortuna o disporrà di denaro “facile”, sarà avvantaggiato".
C’è anche qualche aspetto positivo o è tutto da buttare?
"Il calo degli incentivi è di per sé giustificato, anche se l’incertezza su quando si riuscirà effettivamente a realizzare l’impianto, provocata dall’ampliamento delle potenze sottoposte al registro, rende difficile per un investitore programmare i propri investimenti".
Nella sostanza, cosa cambia – rispetto al precedente regime – per una famiglia, o per un’impresa che decidono di installare un impianto fotovoltaico sul proprio tetto?
"Una famiglia è interessata a impianti sotto 12 kW, quindi non è toccata dall’obbligo del registro. Un’impresa, viceversa, supera facilmente questo tetto: fra 12 e 20 kW può evitare il registro, accettando una decurtazione del 20% della tariffa, ma sopra rientra nella roulette del registro".
Non crede che in un momento di recessione così grave una diminuzione degli incentivi sia in qualche modo dovuta, anche in previsione dell’incentivazione di altre forme di energie rinnovabili, come ad esempio quelle termiche, che fino ad ora sono state svantaggiate rispetto al fotovoltaico?
"L’ho già detto e lo ribadisco. Non solo è doveroso lasciare spazio per l’incentivazione delle termiche (le bozze del relativo decreto che circolano, contengono però cifre troppo modeste), ma avrei trovato ragionevole un confronto su una riduzione ulteriore degli incentivi per il fotovoltaico, compensata da una riduzione equipollente dei costi indiretti, di cui il registro è solo una voce, anche se rilevante".
Agli Stati Generali delle Rinnovabili, durante l’ultima edizione di Solarexpo, il ministro Clini ha dichiarato che il mix energetico dovrà essere fatto con criteri di concorrenza e convenienza, creando competizione tra le varie fonti e quindi abbassando i prezzi… Crede che questi due decreti vadano in quella direzione?
"Un modo efficace per stimolare il calo dei prezzi è la riduzione automatica degli incentivi ogni qual volta si raggiunge un determinato livello di potenza installata. Viceversa il registro, introdotto anche nel decreto sulle altre rinnovabili elettriche, aumenta le bardature burocratiche e, come abbiamo visto, impone costi preventivi che un imprenditore non è certo di recuperare. Nel decreto sulle altre rinnovabili sopra una certa potenza è stato infine introdotto il meccanismo dell’asta che, dove è stato finora applicato, non ha dato risultati soddisfacenti: temo che in Italia non andrà meglio".
Professor Zorzoli, fin da subito lei è stato molto critico nei confronti di questo decreto. Cosa non le piace del Quinto Conto Energia?
"Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, l’aspetto più negativo del Quinto Conto Energia è l’estensione verso il basso del registro, che sopra 20 kW diventa obbligatorio".
Crede sarà un’ulteriore burocratizzazione a carico delle aziende?
"Elenco alcuni dei documenti da presentare per essere ammesso al registro: autorizzazione alla costruzione dell’impianto, progetto per la connessione alla rete, scheda tecnica dell’impianto che, se a terra, richiede anche la documentazione sulla destinazione d’uso del terreno. Un costo tutt’altro che trascurabile. Se per il complicato meccanismo con cui si stabilirà la priorità nella lista degli impianti registrati, uno viene escluso perché si è già raggiunto il tetto annuo di incentivazioni previsto, l’anno dopo deve ricominciare da capo con un registro nuovo: per questo ho parlato di roulette. L’imprenditore serio sarà penalizzato, chi tenterà la fortuna o disporrà di denaro “facile”, sarà avvantaggiato".
C’è anche qualche aspetto positivo o è tutto da buttare?
"Il calo degli incentivi è di per sé giustificato, anche se l’incertezza su quando si riuscirà effettivamente a realizzare l’impianto, provocata dall’ampliamento delle potenze sottoposte al registro, rende difficile per un investitore programmare i propri investimenti".
Nella sostanza, cosa cambia – rispetto al precedente regime – per una famiglia, o per un’impresa che decidono di installare un impianto fotovoltaico sul proprio tetto?
"Una famiglia è interessata a impianti sotto 12 kW, quindi non è toccata dall’obbligo del registro. Un’impresa, viceversa, supera facilmente questo tetto: fra 12 e 20 kW può evitare il registro, accettando una decurtazione del 20% della tariffa, ma sopra rientra nella roulette del registro".
Non crede che in un momento di recessione così grave una diminuzione degli incentivi sia in qualche modo dovuta, anche in previsione dell’incentivazione di altre forme di energie rinnovabili, come ad esempio quelle termiche, che fino ad ora sono state svantaggiate rispetto al fotovoltaico?
"L’ho già detto e lo ribadisco. Non solo è doveroso lasciare spazio per l’incentivazione delle termiche (le bozze del relativo decreto che circolano, contengono però cifre troppo modeste), ma avrei trovato ragionevole un confronto su una riduzione ulteriore degli incentivi per il fotovoltaico, compensata da una riduzione equipollente dei costi indiretti, di cui il registro è solo una voce, anche se rilevante".
Agli Stati Generali delle Rinnovabili, durante l’ultima edizione di Solarexpo, il ministro Clini ha dichiarato che il mix energetico dovrà essere fatto con criteri di concorrenza e convenienza, creando competizione tra le varie fonti e quindi abbassando i prezzi… Crede che questi due decreti vadano in quella direzione?
"Un modo efficace per stimolare il calo dei prezzi è la riduzione automatica degli incentivi ogni qual volta si raggiunge un determinato livello di potenza installata. Viceversa il registro, introdotto anche nel decreto sulle altre rinnovabili elettriche, aumenta le bardature burocratiche e, come abbiamo visto, impone costi preventivi che un imprenditore non è certo di recuperare. Nel decreto sulle altre rinnovabili sopra una certa potenza è stato infine introdotto il meccanismo dell’asta che, dove è stato finora applicato, non ha dato risultati soddisfacenti: temo che in Italia non andrà meglio".