Focus Efficienza Energetica

03.01.2020
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Le rinnovabili per la refrigerazione alimentare: un’unica soluzione a due grandi problematiche

La diffusione dell’energia da rinnovabili per la refrigerazione nei Paesi sottosviluppati permetterebbe di combattere la fame e ridurre le emissioni inquinanti
Tra le parole più usate nel 2019 c’è senza dubbio efficienza. Efficienza energetica, prodotti efficienti, accumulo efficiente di energia da rinnovabile e così via: una cosa è sicura, ci si aspetta sempre di più da tutti i settori nel tentativo, tutto sommato univoco, di migliorare lo stato del pianeta terra, dell’uomo e delle altre creature che lo abitano.
 
Le Nazioni Unite si battono da lungo tempo sia nel tentativo di aumentare l’efficienza energetica, così da ridurre le emissioni di anidride carbonica e il riscaldamento globale, sia nella lotta alla fame nel mondo, che dovrebbe invece partire dalla riduzione dello spreco alimentare, specialmente nelle prime fasi produttive, aumentando l’efficienza nei sistemi di conservazione e refrigerazione.
 
Si tratta, evidentemente, di due aspetti strettamente connessi tra loro. Nei paesi in via di sviluppo, il 40% degli sprechi alimentari avviene proprio nel periodo che intercorre tra la mietitura e la prima fase della filiera. Ciò si traduce in sprechi per oltre 310 miliardi di dollari, provocati per la maggior parte da una refrigerazione inadeguata e una fornitura energetica inaffidabile e insufficiente.
 
Questi ingenti sprechi colpiscono da un lato i produttori, che vedono il proprio guadagno ridursi del 15%, i consumatori, che hanno meno offerta, e l’ambiente, dal momento che i rifiuti alimentari sono la terza causa al mondo di emissioni di anidride carbonica.
 
Nelle aree più disagiate, dove la rete elettrica non arriva, o non funziona in modo adeguato, così come nell’Africa Sub-Sahariana o in Asia, le soluzioni per la produzione elettrica da rinnovabili sono le più adatte, in particolare se sviluppate secondo mini-reti alimentate da fonte solare o idroelettrica.
 
Il World Economic Forum ha analizzato l’impatto che l’accesso alla refrigerazione efficiente potrebbe avere sullo spreco alimentare, scoprendo che sono circa 780 milioni le persone impiegate in agricoltura che oggi soffrono degli effetti della cattiva conservazione degli alimenti e che rischiano di subire le perdite più grandi per via dei cambiamenti climatici.
Il dato è davvero preoccupante, da ¼ a 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene buttato e sprecato.

Nonostante il vantaggio che può essere ottenuto dalle rinnovabili sia piuttosto chiaro, le Nazioni che più avrebbero bisogno di modificare il proprio sistema finora hanno fatto poco per cambiare le cose. La soluzione più diffusa nelle campagne rimangono i generatori diesel, ben più costosi di un impianto fotovoltaico, per non parlare di quanto sono inquinanti rispetto a una qualsiasi fonte rinnovabile.
 
È stata la IEA, Agenzia internazionale per l’energia, a stabilire che le mini-reti connesse ad impianti rinnovabili centralizzati sarebbero la soluzione più economica per l’elettrizzazione del miliardo, circa, di persone che ancora vivono senza aver accesso all’energia elettrica. A bloccare la diffusione di queste tecnologie è la burocrazia che, nella maggior parte dei casi, allunga i tempi e rende complicata la stipula di contratti di acquisto energetico.
 
Inoltre, si è evidenziato che la diffusione dei sistemi di refrigerazione alimentare, intesi come celle frigorifere e freezer, alimentati attraverso energia da fonti rinnovabili, può avvantaggiare anche i fornitori di energia elettrica, che vedrebbero la domanda aumentare rispetto a quella derivante delle semplici utenze domestiche.
 
Investire nelle rinnovabili per la refrigerazione, in particolare nei paesi sottosviluppati, andrebbe quindi a produrre una situazione win-win, capace di aiutare nella lotta alla fame, di cui sembra incredibile dover scrivere ancora nel 2020, promuovendo allo stesso tempo la diffusione di fonti energetiche affidabili, sostenibili e non inquinanti. Per un futuro più equo, rispettoso della terra e dei prodotti che ne ricaviamo, oggi, per il sostentamento di oltre 7,5 miliardi di persone.