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26.05.2020

E se i refrigeranti HFO fossero più nocivi degli HFC?

L’adozione diffusa dei refrigeranti HFO provoca la creazione di elevati livelli di TFA, che possono inquinare pericolosamente l’acqua di laghi e fiumi
Il phase down dei gas HFC, altamente inquinanti e deleteri per l’atmosfera, lascia il passo ai gas HFO, ritenuti più sostenibili; ma uno studio canadese mette in dubbio la sicurezza di questi prodotti, potrebbero essere addirittura più dannosi per la salute delle persone e per l’ambiente.
 
Sono stati i ricercatori della canadese di York University ad analizzare l’impatto delle idrofluoroolefine (HFO), mettendo in dubbio la possibilità che possano essere davvero l’alternativa sostenibile agli idrofluorocarburi ad alto GWP per il loro utilizzo nel campo della refrigerazione.

È ormai opinione diffusa che questi prodotti siano il futuro della refrigerazione, ma le analisi dell’Università di York potrebbero mettere in dubbio l’affidabilità dei gas HFO che, se da un lato sembrano essere meno pericolosi per il clima, sembrano decomporsi in atmosfera fino a creare alti livelli di acido trifluoroacetico (TFA), che pone a sua volta un grave rischio per la salute dell’uomo e per l’ambiente.
 
In effetti gli scienziati che studiano i nuclei di ghiaccio artico hanno rilevato una crescita nell’accumulo di TFA e altri acidi perfluorocarbossilici a catena corta. La presenza di questi elementi chimici in atmosfera sembra essere decuplicata dal 1990 (poco dopo la firma del Protocollo di Montreal) e, in un articolo successivo, gli scienziati hanno indicato i refrigeranti HFC-134a e HFO-1234yf come le cause principali dell’aumento della presenza di TFA nei bacini idrici analizzati.
 
L’analisi prevede che i livelli di TFA sono destinati ad aumentare con il maggiore utilizzo di gas HFO i tutto il mondo, creando non poca preoccupazione, dal momento che non si sa ancora abbastanza sulla tossicità di questi acidi.
Per avvallare questa tesi è stato inoltre recuperato uno studio della Norwegian Environment Agency, prodotto nel 2017, nel quale veniva evidenziata la carenza di informazioni in merito al TFA e ai suoi futuri effetti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.
 
Sophie Geoghegan, ambientalista impegnata nella EIA, Environmental Investigation Agency, ha commentato: “Sono necessari più studi e ricerche per poter valutare l’effetto dell’aumento del livello di TFA sul pianeta e sulla salute umana. Il TFA finisce nei laghi e nei fiumi contaminandoli, mettendo così a rischio la flora e la fauna che essi ospitano. Studi precedenti hanno trovato una connessione ulteriore tra il TFA e le piogge acide, c’è inoltre una sempre maggiore preoccupazione sulla possibilità che il TFA possa contaminare anche l’acqua potabile, possibilità che porterebbe evidente conseguenze anche sulla salute dell’uomo”.
 
Un altro studio, prodotto dall’Università Nankai di Tianjin, pubblicato sul portale ScienceDirect lo scorso gennaio, ha rilevato la presenza di TFA nel sangue di alcuni cittadini cinesi, confermando così la maggiore esposizione della tossina, che al momento non è filtrata dai sistemi di cui disponiamo.
È importante notare come le preoccupazioni relative al TFA probabilmente cresceranno conseguentemente alla maggiore diffusione nell’utilizzo dei gas alternativi HFO; in effetti il gas HFO-1234yf produce molto più TFA del gas refrigerante HFC che tendenzialmente sostituisce, cioè l’HFC-123a.

Per immaginare il volume con cui i gas HFC sono sostituiti con gas HFO si può prendere ad esempio il settore dell’automotive, nel quale, dal 2017, quasi tutte le auto prodotte negli USA e in UE hanno iniziato ad avere impianti di climatizzazione caricati con HFO-1234yf al posto di HFC-134a.
Ma non finisce qui, spesso il gas HFO-1234-yf viene spesso mescolato con altri HFC e HFO per creare miscele di refrigeranti con GWP inferiore, spesso promosse come alternative sostenibili per la refrigerazione commerciale, industriale o per il settore dei trasporti.
 
L’attivista Geoghegan ha poi aggiunto: “Per evitare questo potenzialmente pericoloso accumularsi di TFA, sarà necessario che venga rallentata la diffusione degli HFO, altrimenti sarà necessario che il Protocollo di Montreal entri un'altra volta in azione per imporre il phase out dell’ultimo refrigerante sintetico in commericio”.  
 
Per fortuna ad oggi i gas HFO non sono l’unica alternativa disponibile ai gas HFC, prendono infatti sempre più piede soluzioni naturali per la refrigerazione come l’ammoniaca, l’anidride carbonica ed altri idrocarburi, alternative che permetteranno di lasciarci alle spalle gli effetti dannosi dei refrigeranti sintetici, trovando un compromesso tra efficienza, salute delle persone e tutela dell’ambiente.