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CNA, servono chiarimenti sull’applicazione del DPCM 22 marzo 2020
Disdette dei clienti e manutenzioni impossibili, gli installatori si domandano come lavorare ai sensi del Dpcm 22 marzo 2020

Decreto dopo decreto, tra un’indicazione ed una stretta normativa, CNA sottolinea la confusione e il disorientamento che si è scatenato tra gli installatori per via dell’elenco delle categorie produttive che, secondo il Dpcm 22 Marzo 2020, devono sospendere le proprie attività per frenare la diffusione dell’epidemia da Coronavirus.
Carmine Battipaglia, Presidente di CNA Installazione Impianti, ha sottolineato le perplessità del settore in merito alle scelte governative. “La scelta di identificarle (le aziende ndr.) con i codici ATECO lascia troppi margini di manovra e dubbi interpretativi. Per quanto riguarda il nostro settore, il codice 43.2 comprende infatti sia le attività di manutenzione e riparazione, che qualora rivestano carattere di urgenza devono poter essere garantite anche per la sicurezza degli utenti, sia quelle di installazione di nuovi impianti, che, data la situazione attuale, riteniamo vadano sospese”.
La mancanza di chiarezza, percepita a tutti i livelli produttivi e commerciali, rischia di danneggiare direttamente l’intero settore dell’installazione impianti nel rapporto con la clientela. Quasi tutti i clienti nelle ultime settimane hanno infatti posticipato, annullato o disdetto gli interventi di manutenzione di impianti termici e di condizionamento già programmati, a volte addirittura non facendo entrare in casa le imprese.
“Oggi siamo in un momento di grande unità nazionale e di solidarietà – ha specificato il Presidente Battipaglia- ma fra qualche mese, quando tutti speriamo che l’emergenza sanitaria sia finita, cosa succede se un guasto ad un impianto a cui oggi non è stato fatto il programmato intervento di manutenzione causa dei danni a persone e cose? Di certo cadrebbe qualsiasi copertura assicurativa e si assisterebbe ad un rimpallo di responsabilità, civili e penali, tra il cittadino/utente, che per varie ragioni, anche condivisibili, non ha fatto fare l’intervento, e l’impresa installatrice che quell’intervento, e non per sua volontà, non lo ha potuto effettuare”.
CNA si rivolge pertanto ai legislatori richiedendo un chiarimento, che aiuterebbe i confederati a capire come comportarsi nella situazione attuale ed eviterebbe l’insorgenza di spiacevoli contenziosi legislativi con la clientela in futuro.
Carmine Battipaglia, Presidente di CNA Installazione Impianti, ha sottolineato le perplessità del settore in merito alle scelte governative. “La scelta di identificarle (le aziende ndr.) con i codici ATECO lascia troppi margini di manovra e dubbi interpretativi. Per quanto riguarda il nostro settore, il codice 43.2 comprende infatti sia le attività di manutenzione e riparazione, che qualora rivestano carattere di urgenza devono poter essere garantite anche per la sicurezza degli utenti, sia quelle di installazione di nuovi impianti, che, data la situazione attuale, riteniamo vadano sospese”.
La mancanza di chiarezza, percepita a tutti i livelli produttivi e commerciali, rischia di danneggiare direttamente l’intero settore dell’installazione impianti nel rapporto con la clientela. Quasi tutti i clienti nelle ultime settimane hanno infatti posticipato, annullato o disdetto gli interventi di manutenzione di impianti termici e di condizionamento già programmati, a volte addirittura non facendo entrare in casa le imprese.
“Oggi siamo in un momento di grande unità nazionale e di solidarietà – ha specificato il Presidente Battipaglia- ma fra qualche mese, quando tutti speriamo che l’emergenza sanitaria sia finita, cosa succede se un guasto ad un impianto a cui oggi non è stato fatto il programmato intervento di manutenzione causa dei danni a persone e cose? Di certo cadrebbe qualsiasi copertura assicurativa e si assisterebbe ad un rimpallo di responsabilità, civili e penali, tra il cittadino/utente, che per varie ragioni, anche condivisibili, non ha fatto fare l’intervento, e l’impresa installatrice che quell’intervento, e non per sua volontà, non lo ha potuto effettuare”.
CNA si rivolge pertanto ai legislatori richiedendo un chiarimento, che aiuterebbe i confederati a capire come comportarsi nella situazione attuale ed eviterebbe l’insorgenza di spiacevoli contenziosi legislativi con la clientela in futuro.