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Decreto competitività in vigore, la rabbia degli operatori delle rinnovabili
Confermati i tagli retroattivi al fotovoltaico (Spalma Incentivi) e gli oneri di sistema sull’energia autoprodotta.

Prima ancora che il Decreto Competitività 91/2014 fosse convertito di recente in legge (GU 20/08/2014), assoRinnovabili, assieme a una cinquantina di operatori legati al settore fotovoltaico, ha diramato l’ennesima nota alla Commissione Europea, denunciando lo Stato Italiano per le reiterate violazioni alla Carta Costituzionale nazionale e alla Direttiva 2009/28/CE nello specifico, che stabilisce gli obiettivi europei per lo sviluppo delle energie pulite.
Il Decreto Competitività, contenente i più odiati e controversamente noti emendamenti agli art. 26 e 24, continua dunque a trascinarsi dietro il marasma di polemiche e minacce di contenziosi che aveva suscitato non molto tempo fa, già ai tempi della sua prima approvazione. L’incubo paventato dalle associazioni di settore, relativo ai tagli unilaterali e retroattivi agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia nuovi che già in funzione, sembra così essere confermato.
Per il semestre conclusivo del 2014 il GSE (Gestore Servizi Energetici) erogherà tariffe incentivanti con rate mensili costanti per gli impianti fotovoltaici, stimate al 90% della producibilità media annua per impianto, con conguaglio da effettuarsi entro il 30 giugno 2015.
A partire da gennaio 2015, invece, gli incentivi per l’energia prodotta da impianti fotovoltaici con potenza nominale superiore a 200kW, subiranno una rimodulazione o spalmatura, nella modalità preferita dallo stesso operatore, che questi dovrà comunicare tassatoriamente al GSE, pena l’applicazione della terza delle opzioni previste, di seguito riportate:
1) spalmatura della tariffa su 24 anni, a partire dalla data effettiva di entrata in servizio dell’impianto, con percentuali di riduzione come segue:
- riduzione incentivo pari al 25% > 12 anni residui
- riduzione incentivo pari al 24% > 13 anni residui
- riduzione incentivo pari al 22% > 14 anni residui
- riduzione incentivo pari al 21% > 15 anni residui
- riduzione incentivo pari al 20% > 16 anni residui
- riduzione incentivo pari al 19% > 17 anni residui
- riduzione incentivo pari al 18% > 18 anni residui
- riduzione incentivo pari al 17% > oltre 19 anni residui
2) spalmatura della tariffa su 20 anni, con percentuali di rimodulazione da stabilire entro il 1 ottobre 2014, sulla base delle adesioni degli operatori e nel rispetto del risparmio prefissato di circa 600 milioni di euro l’anno, per il periodo 2015-2019.
3) spalmatura della tariffa su 20 anni, con riduzione proporzionale alla potenza nominale dell’impianto, per la durata residua del periodo di incentivazione:
- riduzione incentivo pari al 6% > impianti potenza 200-500kW
- riduzione incentivo pari all’8% > impianti potenza 500-900kW
- riduzione incentivo pari al 10% > impianti potenza oltre 900kW
Ad aggiungere carne sul fuoco, anche la decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di imporre ugualmente oneri di sistema sull’energia consumata e autoprodotta, che servirà a coprire più in generale gli oneri del sistema elettrico, e che, secondo Cogena (Associazione Italiana per la Promozione della Cogenerazione), rappresenta un ulteriore “incentivo all’inefficienza”.
Il decreto legge introduce inoltre un credito d’imposta del 15% per gli investimenti di importo superiore a 10 mila euro, destinati all’acquisto di beni strumentali nuovi per imprese localizzate esclusivamente sul suolo italiano.
Confermati invece i 350 milioni di euro stanziati per l’efficientamento energetico delle scuole e delle università pubbliche, finanziamento questo erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti su base cronologica, attraverso il fondo Kyoto, con un tasso di interesse agevolatissimo pari allo 0,25%, previa diagnosi energetica e relativa certificazione attestante un miglioramento di almeno due classi energetiche in tre anni.
Il Decreto Competitività, contenente i più odiati e controversamente noti emendamenti agli art. 26 e 24, continua dunque a trascinarsi dietro il marasma di polemiche e minacce di contenziosi che aveva suscitato non molto tempo fa, già ai tempi della sua prima approvazione. L’incubo paventato dalle associazioni di settore, relativo ai tagli unilaterali e retroattivi agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia nuovi che già in funzione, sembra così essere confermato.
Per il semestre conclusivo del 2014 il GSE (Gestore Servizi Energetici) erogherà tariffe incentivanti con rate mensili costanti per gli impianti fotovoltaici, stimate al 90% della producibilità media annua per impianto, con conguaglio da effettuarsi entro il 30 giugno 2015.
A partire da gennaio 2015, invece, gli incentivi per l’energia prodotta da impianti fotovoltaici con potenza nominale superiore a 200kW, subiranno una rimodulazione o spalmatura, nella modalità preferita dallo stesso operatore, che questi dovrà comunicare tassatoriamente al GSE, pena l’applicazione della terza delle opzioni previste, di seguito riportate:
1) spalmatura della tariffa su 24 anni, a partire dalla data effettiva di entrata in servizio dell’impianto, con percentuali di riduzione come segue:
- riduzione incentivo pari al 25% > 12 anni residui
- riduzione incentivo pari al 24% > 13 anni residui
- riduzione incentivo pari al 22% > 14 anni residui
- riduzione incentivo pari al 21% > 15 anni residui
- riduzione incentivo pari al 20% > 16 anni residui
- riduzione incentivo pari al 19% > 17 anni residui
- riduzione incentivo pari al 18% > 18 anni residui
- riduzione incentivo pari al 17% > oltre 19 anni residui
2) spalmatura della tariffa su 20 anni, con percentuali di rimodulazione da stabilire entro il 1 ottobre 2014, sulla base delle adesioni degli operatori e nel rispetto del risparmio prefissato di circa 600 milioni di euro l’anno, per il periodo 2015-2019.
3) spalmatura della tariffa su 20 anni, con riduzione proporzionale alla potenza nominale dell’impianto, per la durata residua del periodo di incentivazione:
- riduzione incentivo pari al 6% > impianti potenza 200-500kW
- riduzione incentivo pari all’8% > impianti potenza 500-900kW
- riduzione incentivo pari al 10% > impianti potenza oltre 900kW
Ad aggiungere carne sul fuoco, anche la decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di imporre ugualmente oneri di sistema sull’energia consumata e autoprodotta, che servirà a coprire più in generale gli oneri del sistema elettrico, e che, secondo Cogena (Associazione Italiana per la Promozione della Cogenerazione), rappresenta un ulteriore “incentivo all’inefficienza”.
Il decreto legge introduce inoltre un credito d’imposta del 15% per gli investimenti di importo superiore a 10 mila euro, destinati all’acquisto di beni strumentali nuovi per imprese localizzate esclusivamente sul suolo italiano.
Confermati invece i 350 milioni di euro stanziati per l’efficientamento energetico delle scuole e delle università pubbliche, finanziamento questo erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti su base cronologica, attraverso il fondo Kyoto, con un tasso di interesse agevolatissimo pari allo 0,25%, previa diagnosi energetica e relativa certificazione attestante un miglioramento di almeno due classi energetiche in tre anni.