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02.01.2014
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CTI, Certificazione Energetica: più di 3,5 milioni le abitazioni certificate in Italia nel 2013

Il Rapporto 2014 del CTI evidenzia il raddoppio delle certificazione energetiche in Italia nel 2013 rispetto all’anno precedente, tuttavia pone dei dubbi sulla qualità e quantità dei certificati rilasciati.
Lo scorso 19 dicembre 2014 a Roma, il Comitato Termotecnico Italiano (CTI) ha presentato al MiSE il “Rapporto 2014 sullo Stato di Attuazione della Certificazione Energetica degli Edifici in Italia”, dal quale è emerso che proprio l’Italia, nonostante le problematiche che gravano sul settore, è tra le nazioni più avanzate in Europa, vantando oltre 3,5 milioni di abitazioni certificate nel 2013, il 50% in più circa rispetto al 2012.

La finalità del Rapporto è quella di misurare lo stato di applicazione della Direttiva europea sull’efficienza energetica in edilizia (EPBD) in Italia, i risultati ottenuti dalle singole regioni e province e gli sforzi moltiplicati dei cittadini in materia di efficienza e risparmio energetico, come peraltro emerso da un’indagine ANIE-Ispo.

L’auspicio di CTI, MiSE, AiCARR e altri professionisti del settore, oltre che del mondo dell’industria in toto, è che si possa arrivare in breve a una maggiore uniformazione e qualificazione dei metodi e delle procedure di calcolo delle prestazioni energetiche e di rilascio dei relativi certificati.

La normativa italiana ha recepito quasi subito e superato sia gli impegni del Protocollo di Kyoto che la prima versione della direttiva UE 91/02 sulle prestazioni energetiche e relativa certificazione degli edifici, quest’ultima intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare allo scopo di sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta dell'immobile e sulla riduzione delle emissioni di CO2.

L’ultima novità normativa in materia è il DL 102/2014 di recepimento della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, che modifica le precedenti direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE, e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE.

Tuttavia in Italia sono sostanzialmente le Regioni e le Province Autonome deputate a legiferare in materia (clausola di salvaguardia), anche perché alcune di queste si sono date dei valori di efficienza energetica più stringenti rispetto alla normativa nazionale, come Lombardia e Piemonte, distintesi di recente per aver anticipato l’obbligo di installazione di dispositivi per la termoregolazione e contabilizzazione del calore.

Ciò ha portato, di conseguenza, a regole applicative diverse da regione a regione, alla formazione di certificatori energetici con competenze differenti e ad altrettanto diversificati criteri di classificazione degli edifici con metodologie di calcolo non uniformi.

Nonostante il variegato panorama a livello nazionale e il periodo certo non favorevole che il Paese sta attraversando, la certificazione energetica in quanto tale, sottolinea il Rapporto, ha dato comunque i suoi frutti positivi, almeno in termini quantitativi, raggiungendo quasi quota 4 milioni di unità emesse e superando di decine di migliaia il numero di tecnici certificatori che svolgono in maniera esclusiva tale attività professionale.

In generale quindi l’attuazione della certificazione ha inciso positivamente e significativamente sul mercato delle nuove costruzioni, diventando, come spiega il Rapporto, “elemento di traino verso la qualità energetica” e diffondendone la cultura tra addetti ai lavori e cittadini.

Lo dimostra il fatto che i professionisti che oggi progettano sono portati a confrontarsi con aspetti  energetici fino a pochi anni fa completamente ignorati e che gli stessi cittadini, al momento di acquistare una casa, ne richiedono il certificato e pretendono livelli di qualità energetica elevati.

Sempre la certificazione energetica avrebbe stimolato, secondo l’analisi del CTI, il mercato delle tecnologie edilizie e impiantistiche, soprattutto dal punto di vista della qualità delle stesse.

Gli elementi di criticità rispetto ai quali gli autori del Rapporto hanno posto l’accento rimangono sulla quantità e qualità dei certificati emessi, elementi questi emersi peraltro recentemente a seguito di una denuncia all’Antitrust di Groupon, colpevole di vendere certificazioni energetiche tramite sedicenti tecnici a prezzi stracciati (vedi il caso Groupon). Rispetto a ciò, il CTI invita la classe politica italiana e le associazioni di categoria, professionali e a tutela del consumatore, ad intervenire, sia a livello nazionale che regionale, per migliorare l’istituto della certificazione.

Considerato il periodo di transizione verso un nuovo modo di costruire e di progettare e la direttiva 2020 sugli edifici a energia quasi zero (nZEB), appare evidente come la certificazione energetica assuma sempre maggiore valore, non solo nel quadro dipinto dal CTI, apprestandosi a diventare una “solida garanzia della veridicità delle prestazioni energetiche dichiarate”.