Speciale 43
Fotovoltaico e grid parity: analisi delle tecnologie e dell'andamento dei costi
Intervista

La Grid Parity con autoconsumo e utilizzo ottimale dell’energia: senza aggiungere altri costi alle bollette

Giovanni Simoni può essere riconosciuto a pieno titolo come uno dei massimi esperti italiani sul fotovoltaico: oltre ad essere Amministratore Delegato del gruppo Kenergia e fondatore dell’associazione Grid Parity Project, collabora attivamente con la EDBR (European Bank for Development and Recostruction) ed è membro dell’ “Osservatorio Rinnovabili” dell’ABI, infine, dal 2012, è anche presidente di Assosolare, l’associazione nazionale dell’industria fotovoltaica. In questa intervista esclusiva per ExpoClima parla di fotovoltaico, Grid Parity e risparmio energetico, con uno sguardo decisamente disincantato: orientato al mercato, al futuro e all’internazionalizzazione, Simoni è una voce fuori dal coro, che chiede più liberalizzazioni, meno incentivi e più chiarezza.

Con la fine del Quinto Conto Energia il governo non sembra intenzionato a prolungare ulteriormente gli incentivi al fotovoltaico, cosa vi aspettate per i prossimi anni? Crede che il mercato sia sufficientemente maturo per camminare con le sue gambe?

«Come associazione crediamo che non si debbano aggiungere altri costi alle bollette degli italiani, già da qualche tempo noi di Assosolare ragioniamo come se non ci fosse più il conto energia. Oggi siamo in una situazione di assenza di incentivi diretti (il 5° CE è ormai terminato). Resta attiva un'unica possibilità di ottenere una detrazione fiscale per impianti di piccole dimensioni e per sole persone fisiche: una finestra molto stretta che cercheremo di allargare.

Di fondamentale importanza, però, è che sia compiuta un’ulteriore liberalizzazione del mercato elettrico, dando la possibilità di installare grandi impianti (oggi praticamente impossibili da realizzare) e di vendere l’energia ad un numero ampio di utenti, non attraverso il ritiro dedicato del GSE, ma creando un mercato vero. Siamo molto favorevoli ai Sistemi Efficienti di Energia (SEU) e ai RIU (reti interne con clienti diretti); creando delle “isole” di fonti rinnovabili si possono ottenere grandi benefici, specialmente per i consumatori.

Un altro aspetto molto importante è la massimizzazione degli autoconsumi attraverso un utilizzo che, progressivamente, diventerà sempre più importante, di sistemi di accumulo di energia. Si dovranno migliorare le detrazioni fiscali per chi si doti di questi sistemi.
Purtroppo però manca ancora una regolamentazione: il mercato ha bisogno di rimuovere le norme attuali, troppo restrittive, e implementarne di nuove, che vadano a regolare opportunamente queste opportunità ancora da sfruttare».

Michele Vio, presidente di AiCARR, in un’intervista pubblicata nell’ultimo Speciale, ha proposto di introdurre una “contingentazione dei consumi”, dove chi consuma meno accede a tariffe più basse e viceversa, lei crede sarebbe utile introdurre tariffe di questo tipo?


«Si certo, sono tutte misure che possono essere prese in considerazione, ma in questo momento le nostre priorità sono altre. Il decreto di Strategia Energetica Nazionale, approvato qualche giorno fa dal governo dimissionario, prevede degli obiettivi al 2020 molto chiari, in cui le FER dovrebbero raggiungere quota 34-35% sul fabbisogno energetico nazionale, il problema è che non viene detto come: non ci sono misure sufficientemente incisive per arrivare a quelle percentuali».

Il costo del kWh prodotto con il fotovoltaico è ancora molto alto rispetto a quello prodotto con altre tecnologie, le previsioni rosee di qualche anno fa per la Grid Parity sembrano ormai smentite…

«Questi sono discorsi molto teorici, ai quali personalmente non ho mai aderito. Bisogna prendere in considerazione i diversi segmenti del mercato: sul mercato domestico, ad esempio, l’impianto conviene soprattutto se si massimizza l’autoconsumo. Mi spiego: in bolletta si pagano circa 0,26€ al kWh, se io posso fare l’impianto fotovoltaico e vendere l’energia a 0,13 - 0,14, con i costi attuali e la cura attuale nella gestione, posso dire che mi conviene? Direi di si. Ovviamente sto parlando di impianti piccoli, dove devo massimizzare l’autoconsumo e profilarlo, perché è molto più conveniente consumare l’energia che venderla: il risparmio in bolletta vale molto di più del guadagno che potrei ottenere immettendo energia in rete. Questo meccanismo, iniziato con il quinto conto energia (che ha introdotto il premio sull’autoconsumo), è oggi il meccanismo attraverso cui il fotovoltaico continuerà la sua penetrazione nel mercato del domestico.

Un tema sul quale è importante mettere l’accento, perché introduce i soggetti che investono all'ottica di ‘utilizzo ottimale dell’energia’, attraverso un’attenzione che, globalmente, non solo sviluppa le energie rinnovabili, ma massimizza anche il risparmio energetico».

Tornando alla Grid Parity, secondo lei quali saranno i fattori più importanti in futuro, quelli tecnologici o quelli economici?

«Un po’ entrambi, ma certo sulla tecnologia tradizionale, il silicio, i margini di riduzione dei prezzi sono molto ridotti, sono più evidenti invece i vantaggi legati alle economie di scala. Purtroppo per le aziende italiane, questi non sono applicabili nel mercato domestico, gli investimenti per aumentare la produzione dovranno quindi essere legati all’internazionalizzazione.

Anche a livello globale c’è ancora molto da fare: tutta l’industria del fotovoltaico si sta riassestando dopo la fine degli incentivi, che hanno portato le previsioni sulla domanda troppo in alto, anche i grandi gruppi sono in una fase difficile, alcuni stanno saltando, altri faticano a sopravvivere, quindi sicuramente la sfida è molto difficile e la partita è ancora tutta aperta».

A proposito, qual è la vostra posizione sui dazi ai pannelli cinesi?


«Questo è un tema molto delicato, ci rendiamo conto che le aziende italiane faticano a competere con i prezzi dei cinesi, il problema fondamentale, però, è produrre energia a basso costo. In questo senso, i dazi aumentano i prezzi dei moduli, allontanando la Grid Parity: per questo c’è una certa difficoltà da parte di molti operatori a sostenere questa posizione».

Che ruolo possono avere le rinnovabili e in particolare il fotovoltaico nel processo di ammodernamento del sistema elettrico italiano? Penso ad esempio alla generazione distribuita e alle Smart Grid...

«Secondo me sono l’unico vero driver di innovazione, sicuramente lo sono state negli ultimi anni. Siamo arrivati ad avere mezzo milione di impianti: mezzo di milione di punti di produzione che immettono energia in rete. Bisogna dire che Enel e Terna, malgrado le difficoltà iniziali, hanno reagito bene.

Credo che chi ha, come Terna, dei buoni risultati economici e una buona capacità di finanziamento, dovrà prendere al balzo questa opportunità e continuare sulla strada dell’innovazione, che non potrà non andare nella direzione delle rinnovabili».

Essendo le rinnovabili, per loro stessa natura, non continuative nella produzione di elettricità, ci sarà sempre più bisogno di sistemi di accumulo, una tecnologia che potrà migliorare, per essere poi declinata anche in altri settori, come ad esempio la mobilità…


«Sicuramente si, gli investimenti sono consistenti, i miglioramenti sono visibili, ma siamo ancora agli albori. Le batterie hanno implementato delle innovazioni, ma di fatto sono le stesse tecnologie già diffuse da anni: il problema è che ancora non ci sono le economie di scala che consentono una diminuzione importante del prezzo.

Purtroppo oggi un impianto con accumulo costa il doppio, rispetto ad un impianto normale: dobbiamo lavorare su questo e credo che il sistema delle detrazioni, con qualche miglioramento, potrà essere un ottimo incentivo».