Speciale 18
Edifici a energia quasi zero, i primi passi verso una progettazione integrata
Intervista a Intervista al presidente AiCARR

Il risparmio energetico? È fatto di dettagli. Parola di Michele Vio

La vostra associazione si occupa soprattutto di tecnologie impiantistiche per la climatizzazione. Quanto influisce la corretta scelta del tipo d’impianto di climatizzazione sul bilancio energetico di un edificio correttamente isolato termicamente?

"La scelta di un impianto di climatizzazione influisce moltissimo sul bilancio energetico di un edificio ed è fondamentale rapportarsi sempre alle condizioni climatiche del luogo. E' importante anche considerare il tipo di isolamento di un edificio: se nel Nord Europa è necessario avere un ottimo isolamento, bisogna anche tenere in considerazione che nel clima Mediterraneo, caratterizzato da notevoli differenze di temperatura tra le stagioni, è altrettanto importante che il calore possa disperdersi, per evitare di dover

attivare troppo in anticipo gli impianti di raffrescamento. Il calore prodotto da luci, apparecchi elettronici e dalle stesse persone all'interno di un edificio, infatti, in presenza di un perfetto isolamento termico può far fatica a disperdersi e può dunque tradursi in un innalzamento interno della temperatura che porta ad attivare anzitempo gli impianti, con un evidente paradosso e consumo di energia".

Costruire edifici a energia quasi zero è uno degli obbiettivi che l’Unione Europea si è posta per il 2020. La metodologia di calcolo della prestazione energetica diventa essenziale per la determinazione del reale fabbisogno energetico, ma allo stato attuale, con la frammentazione che si è creata a livello regionale, l’utente finale non rischia di farsi solo tanta confusione?

"Purtroppo sì e, quel che più è grave, questo rischio non viene corso solo dall'utente finale, ma anche dallo stesso progettista. Oggi siamo distanti dal calcolo dinamico applicato in alcuni Paesi d'Europa, ma ci basiamo ancora su quello statico, che purtroppo permette di misurare solo i livelli indicativi per la certificazione energetica e siamo dunque ben lontani dal giungere a risultati precisi. Soprattutto, la presenza di metodi diversi di calcolo spesso può portare a conseguire risultati diversi, un paradosso questo, se si pensa che si tratta di operazioni basate su dati matematici, scientifici e che la fisica non ammette una molteplicità di risultati".

Molti protocolli di certificazione prevedono un controllo incrociato tra il lavoro progettuale e l’edificio effettivamente realizzato, cosa ne pensate sulla necessità di controllare le certificazioni energetiche da enti pubblici o entità con reali assenze di conflitto di interesse?

"Personalmente non sono favorevole all'introduzione di un ente terzo che certifichi gli interventi attuati. Sono a favore, invece, di una semplificazione ulteriore e credo che, come già accade in altri stati europei, i progettisti, che sono professionisti competenti, possano autocertificare quanto realizzato. Questa idea potrebbe ovviamente essere applicata solo in concomitanza con un preciso principio di corresponsabilità: chi sbaglia paga per i propri errori. Dunque la responsabilità, unita alla capacità e alla coscienziosità nel proprio lavoro, possono sostituire un ente terzo esterno che, altrimenti, rischia di trasformarsi in un inutile passaggio. Certo, dovrebbero anche essere attuati dei controlli sistematici per verificare la veridicità di queste autocertificazioni, ma non si tratta di operazioni complesse: sarebbe infatti sufficiente installare in più punti di un edificio dei contatori di calore e analizzare i dati rilevati".

La normativa attuale prevede che le strutture opache abbiano un certo valore di massa superficiale per ottenere un ottimale sfasamento termico aiutando il progettista alla creazione di edifici a basso consumo, cosa pensate quando diversamente vengono creati edifici quasi completamente ricoperti di superfici vetrate, ritenete possibile creare strutture a impatto zero con questa tipologia di costruzione?

"Il vetro è un materiale molto amato dagli architetti ed è probabilmente anche il fascino estetico che favorisce il suo successo. Il clima; però, non può essere globalizzato: non si può pensare di costruire gli edifici nello stesso modo a Bolzano, Palermo; Chicago, Milano o Dubai. La storia dell’architettura ce lo insegna: se il maso dell’Alto Adige è diverso dalla casa rurale veneta un motivo ci sarà ben stato!
Di conseguenza, vi sono edifici e climi dove la massa ha un’importanza relativa, altri dove è fondamentale. “La perfezione è fatta di dettagli” – diceva Michelangelo. Anche il risparmio energetico è così: prima lo capiremo, meno danni verranno fatti".

L'Associazione AiCARR, grazie all'impegno dei Soci, crea e diffonde cultura nel settore delle tecnologie impiantistiche per la produzione, la distribuzione e l'utilizzazione dell'energia termica in ambito civile ed industriale.
All'obiettivo del benessere ambientale AiCARR unisce l'attenzione verso i temi del risparmio energetico, dell'utilizzo delle fonti rinnovabili e del controllo gestionale degli impianti.
Per questo la sfida di AiCARR si orienta sempre più verso il traguardo di un benessere sostenibile.