Focus Enti e Associazioni

12.02.2019

Comunità energetiche e povertà energetica: le associazioni scrivono a di Maio

Un gruppo di associazioni tra cui Greenpeace, ANEC e Legambiente hanno scritto al ministro dello sviluppo economico per richiedere il recepimento della Direttiva UE sulle comunità energetiche e l’autoconsumo
Un folto gruppo di associazioni italiane, tra cui Anev, Greenpeace, WWF e Legambiente, si è riunito e, in uno sforzo comune ed ha inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio, con la quale si richiede con urgenza che il nostro Paese si uniformi al resto dei Membri dell’Unione Europea recependo le norme in materia di autoconsumo e comunità energetiche.
 
L’Italia è infatti uno dei pochi Paesi europei che non ha ancora recepito la Direttiva 2001/2018/UE sullo sviluppo delle fonti rinnovabili; per questo motivo le associazioni Anev, Greenpeace, ITALIA SOLARE, Legambiente, Kyoto Club e WWF hanno scelto di agire in prima persona, chiedendo l’immediato recepimento della normativa, e in particolare gli articoli 21 e 22.
 
Questo quadro normativo è infatti la base di partenza con cui l’UE intende spronare alla creazione di comunità di energia rinnovabile e forme alternative di produzione e consumo collettivo di energia, in assenza di recepimento di questa Direttiva non vi può essere chiarezza sulla strada da percorrere nel prossimo futuro.
 
In un comunicato stampa condiviso, le associazioni ricordano che ad oggi il quadro normativo italiano in materia è frammentario e composto da norme disorganiche, non capace quindi di rispondere alle domande informative degli investitori. L’esistenza di questa situazione è resa ancor più evidente dal sostanziale stallo delle nuove installazioni di impianti di energia rinnovabile, situazione che si protrae da circa 5 anni e che, perché il suo andamento possa invertirsi, richiede l’emanazione del DM FER1.
 
Il più recente Piano Energia Clima ha evidenziato come i consumi elettrici nel 2014 si fossero attestati al 33% e come, nel 2018, lo stesso dato abbia raggiunto il 34%.
Questo dato allarmante illustra quanto sia difficile far progredire il settore con un quadro normativo inorganico e quanto l’Italia sia distante dal raggiungimento degli obiettivi contenuti nella proposta di Piano Energia Clima 2030.
 
L’Italia presenta inoltre un ulteriore e importante limite: la gestione dei mercati, delle reti e del dispacciamento è infatti  ancora strettamente legata ad un presupposto di gestione centralizzata della produzione di energia.  Il nostro paese non risulta infatti pronto a dare spazio alle applicazioni tecnologiche e digitali necessarie per l’utilizzo delle smart grid, per la condivisione dell’energia e per l’interfacciamento diretto tra produttore e consumatore, causando così dei gravi danni all’industria nazionale cha potrebbe invece trarre enormi vantaggi da un’evoluzione in questo senso.
 
Nella lettera al Ministro di Maio le Associazioni, oltre a ricordare le suddette problematiche, hanno sottolineato quanto gli strumenti contro la povertà energetica attuati sino ad oggi siano complessi e inefficaci, sottolineando invece che le comunità energetiche a rinnovabili potrebbero fungere da vero strumento di solidarietà e supporto per le situazioni di disagio sociale, andando ad agire sia sotto il profilo della sicurezza della fornitura energetica sia in termini di opportunità occupazionali nei territori.
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