Dossier tecnico

24.03.2015 Questo articolo ha più di 3 anni

I ponti termici: cosa sono e come si trattano

Tecnicamente un ponte termico consiste in un punto di discontinuità nei materiali che costituiscono una parete, la quale separa un ambiente riscaldato da un ambiente non riscaldato. Questo può portare alla formazione di muffe, a causa della formazione di condensa, ma anche a problemi strutturali, oltre naturalmente ad una riduzione del comfort per gli abitanti e ad un aumento dei consumi energetici.

Nei punti dove il materiale cambia, si crea una situazione di diversa reazione alle condizioni climatiche esterne/interne di quello specifico tratto di parete.

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Situazioni tipiche sono:

  • Un pilastro, o altro elemento strutturale, che interrompe una parete esterna;
  • La parete esterna nel punto di incontro con il solaio interpiano o di copertura o di piano terra;
  • Un serramento inserito in una parete esterna;
  • Due pareti che si incontrano creando uno spigolo sporgente o rientrante.

Nei primi tre casi si parla di “ponte termico strutturale”, cioè dovuto alla differenza dei materiali che costituiscono gli elementi disperdenti, mentre nell’ultimo caso si parla di “ponte termico geometrico”, dovuto cioè alla particolare forma geometrica che assume una parete disperdente, pur mantenendo gli stessi materiali nei due tratti di parete che si incontrano.

Il caso in cui una parete esterna modifica sia la propria geometria, sia la tipologia di elementi edilizi rientra tra i “ponti termici strutturali”.

Cosa succede in presenza di un ponte termico

Chiunque si accorge di una sensazione di freddo all'avvicinarsi ad una parete fredda, anche in un ambiente ben riscaldato. Ebbene, il più delle volte si tratta di un ponte termico che si manifesta appunto con un abbassamento della temperatura superficiale della faccia interna di una parete esterna.
Il disegno qui sopra è una simulazione di un caso reale (eseguita con il programma Therm) in cui si vede come la parete esterna è costituita da una parete in laterizio a cassa vuota in un punto dove si trova un pilastro del reticolo strutturale.

Il software indica la temperatura dei diversi strati in condizioni di 20°C interni e -5°C esterni, cioè la tipica condizione di calcolo di un impianto termico.

In questo caso la faccia interna della parete esterna è introno ai 20° C (19,9°), in corrispondenza del pilastro scende a 18°C per calare repentinamente introno ai 10° verso il vano del serramento che sulla sua superficie vetrata ha una temperatura simile a quella esterna.

 

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La differenza di trasmissione termica dei vari elementi edilizi è ben visibile con una termografia.

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L’immagine della termografia (eseguita un mattino di Febbraio, con un apparecchio FLIR, esamina un edificio di Edilizia Residenziale Pubblica in località Chiaravalle) riferisce molte informazioni sulla composizione dell’edificio, dal reticolo strutturale all’eventuale presenza di infiltrazioni.

Fra le tante mette in evidenza i ponti termici nei punti dove il colore della parete cambia. Nell’immagine le zone in giallo sono più fredde delle zone in rosso, mentre le zone più chiare evidenziano i serramenti.

Nei punti dove l’immagine passa dal giallo al rosso significa che vi è una discontinuità di temperatura e quindi un probabile ponte termico.

Nel caso in esame, trattandosi di un edificio dei primi anni ’80, i maggiori ponti termici si hanno in corrispondenza dei serramenti, come illustrato nell’immagine successiva.

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Figura 3 - Ponti termici su serramento - sezione verticale

 

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Figura 4 - Diagramma psicrometrico dell’aria umida con U.R. 65%

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Figura 5 - Diagramma psicrometrico dell’aria umida con U.R. 50%

 

La presenza di umidità sulla superficie di una parete è la condizione di base per il formarsi di muffe: microrganismi viventi della famiglia dei funghi che si riproducono per mezzo di spore e che una volta trovato l’ambiente ideale per la propria sopravvivenza si riproducono velocemente. La parete interessata, dapprima segnata da pochi puntini neri, diventa presto un “vivaio” di color nero-verde.

Il problema non è da sottovalutare. Oltre al degrado dei materiali della parete ed al maggior consumo energetico dovuto alla maggiore conducibilità termica del materiale degradato ed impregnato di umidità, le muffe possono contenere potenti allergeni che causano danni all’apparato respiratorio di chi vi abita.

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Figura 6 - tipico esempio di formazione di muffe in corrispondenza di un ponte termico

Questa poco tranquillizzante situazione si verifica soprattutto in corrispondenza, appunto, dei ponti termici nei punti critici di discontinuità, sia geometrica, sia strutturale, delle strutture edilizie.

 

Cosa prevede la legislazione italiana a proposito dei ponti termici

La legislazione italiana non prevede specifiche sulla trattazione dei ponti termici, ma rimanda alle norme UNI EN ISO 14663 che nelle versioni sino alla 2008 oltre ad esemplificare il calcolo matematico basato sulle caratteristiche specifiche della parete interessata, prevdeva anche degli abachi con valori pre-calcolati per le diverse casistiche.

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Figura 7 - tipologia standard di ponti termici UNI 14663

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A queste tipologie venivano associati dei valori pre-calcolati sulla base di alcune condizioni standard come la tipologia di elemento edilizio, il suo grado di isolamento, la posizione dello strato isolante all’esterno o all’interno della struttura edilizia. Dal momento che i valori non sono più in vigore si è scelto di non riportarli per non ingenerare confusione.

Tale metodo di calcolo, che era comunque valido solo per interventi su edifici già esistenti, non è più permesso dall’Ottobre del 2014, momento dal quale è permesso soltanto il calcolo puntuale attraverso programmi di calcolo ad elementi finiti o attraverso l’utilizzo di atlanti in cui siano riportati procedimenti di calcolo puntuali per ogni tipologia.

 

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